Se di coppie di fatto bisogna occuparsi, si cominci con l’assicurare l’eguaglianza tra i figli nati dall’unione di un uomo e una donna non sposati e quelli nati da genitori regolarmente uniti in matrimonio. Si parta dalle radici, onde assicurare l’abbattimento totale del luogo comune secondo il quale esistono differenze tra un minore e l’altro. Consci del fatto che i figli sono sempre figli, è indispensabile cominciare a pensare di delegare un unico tribunale nelle gestione affidamenti, per tutti i minori costretti a vivere la separazione dei propri genitori, che siano sposati o no.
Il nuovo governo darà il via alle unioni di fatto, ma ancora non ha fatto i conti con il diritto dei minori di queste coppie. Non si parli unicamente di tutela economica dei partners, occorre pensare in partenza chi gestirà gli affidamenti dei bambini. Impensabile discriminare i minori distinguendoli in bambini di serie A, frutto di coppie sposate, e bambini di serie B, nati da genitori solo conviventi.
Il nuovo ministero della famiglia dovrà rimboccarsi le maniche per essere credibile e dimostrare una reale sensibilità nei confronti dei figli d’Italia. Stesso discorso varrà nell’eventualità che coppie gay possano, in un futuro, adottare bambini. Anche ai partners omosessuali capiterà di dividersi e, in quel caso, ci saranno genitori adottivi vittime di mobbing genitoriale e minori separati da loro?
Bisogna dare il là alla nuova legge sulla bigenitorialità, sia per coppie sposate che pacs. Ecco un buon punto d’incontro tra governo e opposizione.
Benedetto XVI è, comprensibilmente, contrario ai Pacs, in fondo fa il suo ‘mestiere’ di mediatore cristiano e non può appoggiare apertamente questa nuova forma di famiglia, tanto più che la società moderna dei paesi sviluppati tende ad allontanarsi dalla religione, che come sappiamo, affonda le sue radici nell’ancestrale tabù della morte e che nel corso della storia umana spesso si è macchiata di delitti anche sui bambini. Se il concetto di famiglia viene mutato, il processo di laicizzazione subisce una spinta incrementale. Ci si conceda, però, una perplessità: se siamo tutti figli del Signore, e i bambini sono angeli di Dio, la Chiesa dovrebbe preoccuparsi dei Pacs e dei loro figli. Se non per adulti lo faccia per i minori che, ancora una volta, restano possibili vittime del nostro sistema. Ritengo che non occuparsi seriamente della tutela di tutti i bambini sia il vero ‘offuscamento del senso di Dio’ di cui ha parlato, a Valencia in Spagna, il cardinale Martino.
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