Para los amigos venezolanos y los italianos.
Feliz Navidad
Il Natale italiano è bellissimo, ricco di tradizioni , ma vorrei raccontarvi il Natale venezuelano che in spagnolo si dice ‘Feliz Navidad’. Anche in questo paese sudamericano il Natale è importante, i preparativi per le feste cominciano a ottobre e il clima di festa sacra finisce a febbraio, quando si comincia a festeggiare il carnevale.
Per chi non è abituato è curioso trascorrere le feste natalizie al caldo dei tropici. Gli odori e i profumi sono parte essenziale della descrizione.
Durante il periodo delle feste vengono allestite le ‘minitiendas’, (mininegozi), bancarelle tutte uguali e divise l’una dall’altra da sottili pareti in cartongesso ornate con mille luci colorate, che espongono di tutto, dall’artigianato tipico amazzonico a quello andino, dall’abbogliamento classico a quello popolare, dalla caramella al liquore allucinogeno.
La salsa e il merengue lasciano il posto a las ‘gaitas’, che sono delle canzoni tipiche natalizie.
La festa maggiore è la vigilia, la sera del 24 si cena e dopo si veglia tutta la notte. A mezzanotte si aprono le danze al suono di ritmi scatenati con la coreografia di milioni di fondoschiena femminili . Il piatto tipico del Natale venezuelano è la ‘hallaca’, un impasto di farina di mais, carne, frutta essiccata, avvolta da foglie di banano e cotta a vapore o in acqua bollente.
Il Venezuela è un paese di origini spagnole e il cattolicesimo è diffusissimo. Lo sa bene Chavez che non dimentica, durante i suoi estenuanti discorsi in tv, di mostrare sempre un crocefisso e di farsi il segno della Croce.
Ma la particolarità più curiosa è che il Natale lo si può anche trascorrere al mare. Il sole venezuelano è caldissimo e la vita scorre sempre allegramente per le strade dei paesini come nelle città. Nonostante il delicato momento economico che preoccupa il popolo, si respira sempre un’aria di festa. Si pensa più facilmente all’oggi e meno al domani. Il ritmo della vita, fuori di Caracas, è sempre tranquillo, lo stress è una sensazione sconosciuta.
Cosa sarebbero le feste venezuelane senza il loro caratteristico profumo. Quando ho voglia di ricordare e immergermi nell’ambiente in cui sono cresciuto, non faccio altro che concentrarmi sul profumo delle foglie di banano, dei fiori, del platano e delle arepas. In questi casi telefono alla mia compagna d’infanzia, mia sorella e le dico: - Torneremo a guardare il paesaggio dalla finestra della nostra cameretta a San Martin (zona popolare di Caracas dove sono nato e cresciuto) e se la casa sarà abitata da altri, chiederemo loro di lasciarcelo fare se invece è stata abbattuta ne costruiremo una uguale. Vogliamo tornare ragazzi e respirare l’aria frizzante della mattina caraqueña, osservare con attenzione la gente che cammina incurante del mondo lontano? – Alla gente di Caracas non frega niente di quel che accade in Europa o in America, di chi dorme in Australia o di chi fa l’amore in Giappone. E’ bello incantarsi a guardare i cagnolini randagi che come noi vanno in cerca di cibo, siamo felici per il solo fatto di esistere e chi se ne frega se non possiamo acquistare le magliette di marca, tanto a noi ci basta una canottiera e farci la doccia tutte le mattine .
Per chi non è abituato è curioso trascorrere le feste natalizie al caldo dei tropici. Gli odori e i profumi sono parte essenziale della descrizione.
Durante il periodo delle feste vengono allestite le ‘minitiendas’, (mininegozi), bancarelle tutte uguali e divise l’una dall’altra da sottili pareti in cartongesso ornate con mille luci colorate, che espongono di tutto, dall’artigianato tipico amazzonico a quello andino, dall’abbogliamento classico a quello popolare, dalla caramella al liquore allucinogeno.
La salsa e il merengue lasciano il posto a las ‘gaitas’, che sono delle canzoni tipiche natalizie.
La festa maggiore è la vigilia, la sera del 24 si cena e dopo si veglia tutta la notte. A mezzanotte si aprono le danze al suono di ritmi scatenati con la coreografia di milioni di fondoschiena femminili . Il piatto tipico del Natale venezuelano è la ‘hallaca’, un impasto di farina di mais, carne, frutta essiccata, avvolta da foglie di banano e cotta a vapore o in acqua bollente.
Il Venezuela è un paese di origini spagnole e il cattolicesimo è diffusissimo. Lo sa bene Chavez che non dimentica, durante i suoi estenuanti discorsi in tv, di mostrare sempre un crocefisso e di farsi il segno della Croce.
Ma la particolarità più curiosa è che il Natale lo si può anche trascorrere al mare. Il sole venezuelano è caldissimo e la vita scorre sempre allegramente per le strade dei paesini come nelle città. Nonostante il delicato momento economico che preoccupa il popolo, si respira sempre un’aria di festa. Si pensa più facilmente all’oggi e meno al domani. Il ritmo della vita, fuori di Caracas, è sempre tranquillo, lo stress è una sensazione sconosciuta.
Cosa sarebbero le feste venezuelane senza il loro caratteristico profumo. Quando ho voglia di ricordare e immergermi nell’ambiente in cui sono cresciuto, non faccio altro che concentrarmi sul profumo delle foglie di banano, dei fiori, del platano e delle arepas. In questi casi telefono alla mia compagna d’infanzia, mia sorella e le dico: - Torneremo a guardare il paesaggio dalla finestra della nostra cameretta a San Martin (zona popolare di Caracas dove sono nato e cresciuto) e se la casa sarà abitata da altri, chiederemo loro di lasciarcelo fare se invece è stata abbattuta ne costruiremo una uguale. Vogliamo tornare ragazzi e respirare l’aria frizzante della mattina caraqueña, osservare con attenzione la gente che cammina incurante del mondo lontano? – Alla gente di Caracas non frega niente di quel che accade in Europa o in America, di chi dorme in Australia o di chi fa l’amore in Giappone. E’ bello incantarsi a guardare i cagnolini randagi che come noi vanno in cerca di cibo, siamo felici per il solo fatto di esistere e chi se ne frega se non possiamo acquistare le magliette di marca, tanto a noi ci basta una canottiera e farci la doccia tutte le mattine .
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