Tra Cile e Venezuela si sta giocando una crisi diplomatica, e forse qualcosa di più complesso. Il governo di Santiago ha richiesto il ritiro dell'ambasciatore venezuelano Victor Delgado (ex colonnello della aviazione), implicato in pressioni in favore della candidatura venezuelana al Consiglio di Sicurezza Onu, e autore di attacchi indebiti contro la DC cilena, decisamente contraria alla candidatura di Caracas.Per il momento il governo di Chavez non ha risposto alle richieste cilene, il che potrebbe portare a una espulsione dell'ambasciatore entro giovedi prossimo.
In realtà la questione è la punta di un iceberg politico complessivo. Il Cile infatti, con Perù e Messico, potrebbe formare un asse latino-americano alternativo a quello chavista. Secondo il quotidiano di Santiago La Tercera, il primo ministro cileno Michelle Bachelet ha avuto diversi contatti con Condoleeza Rice, nel corso della Assemblea generale Onu della settimana scorsa. Inoltre la Agenzia stampa messicana Notimex ritiene che la Rice abbia chiesto alla Bachelet di candidare il Cile come competitor del Venezuela all'Onu. Sempre secondo Notimex, la soluzione cilena implicherebbe il ritiro della candidatura del Guatemala, ritenuta troppo debole. Altri paesi alternativi sarebbero l'Uruguay e la Costa Rica.La creazione di un fronte anti-dispotico nel sudamerica è all'ordine del giorno, ed è un segno (non rilevato dalla stampa internazionale) di un nuovo interventismo diplomatico degli Usa in quell'area geopolitica. Il quotidiano La Tercera definisce i rapporti tra Cile, Messico e Perù come "una sintonia strategica". Non a caso lo stesso Hugo Chavez ha duramente contestato la vittoria del presidente messicano Calderon sul candidato rivoluzionario-democratico Obrador. Il successo di Calderon infatti provoca pesanti problemi all'egemonismo continentale del Venezuela. Chavez sa bene che da solo non potrà esportare la sua marcia su Caracas in altri paesi americani. Dal momento che gli è necessaria l'amicizia di leader meno imbarazzanti di Castro e Morelos, continua a tessere una vasta rete di alleanze, ma anche in altri continenti non trova di meglio. I governi totalitari e mafiosi sono molti, tanto da essere la voce che domina la assemblea dell'Onu, tuttavia proprio in conseguenza delle sue amicizie, Chavez comincia ad essere snobbato anche dai governi socialdemocratici, e in sudamerica non tutti considerano positiva l'esperienza "rivoluzionaria" dei cocaleros boliviani e delle Farc in Colombia.
Proprio in ragione di questo duro scontro, si può affermare che l'equilibrio della politica latino-americana si gioca proprio a Santiago.Nel Palazzo della Moneda risiede un governo socialista che, in quanto tale, si trova perennemente al guado tra socialdemocrazia e caos rivoluzionario. In questi giorni gli studenti e le forti corporazioni dei sindacati e degli insegnanti cileni hanno indetto nuovi scioperi e manifestazioni contro la Bachelet. Il Cile finora si era schierato a favore della candidatura di Chavez, in ossequio a un vetero internazionalismo da komintern. Tuttavia il violento intervento del "generalissimo" venezuelano al Palazzo di vetro, unito alla forte opposizione interna della DC, hanno fatto saltare l'automatismo di questa opzione, che ora viene riconsiderata anche da molti socialisti. La possibile espulsione dell'ambasciatore venezuelano è il segno di questo cambiamento.Di conseguenza il governo cileno sta vagliando l'ipotesi di astenersi nella prossima votazione alla Assemblea Onu, mentre non resta esclusa la ventilata proposta della Rice, che propone la candidatura del Cile come rappresentante sudamericano, in alternativa al Venezuela.
In realtà la questione è la punta di un iceberg politico complessivo. Il Cile infatti, con Perù e Messico, potrebbe formare un asse latino-americano alternativo a quello chavista. Secondo il quotidiano di Santiago La Tercera, il primo ministro cileno Michelle Bachelet ha avuto diversi contatti con Condoleeza Rice, nel corso della Assemblea generale Onu della settimana scorsa. Inoltre la Agenzia stampa messicana Notimex ritiene che la Rice abbia chiesto alla Bachelet di candidare il Cile come competitor del Venezuela all'Onu. Sempre secondo Notimex, la soluzione cilena implicherebbe il ritiro della candidatura del Guatemala, ritenuta troppo debole. Altri paesi alternativi sarebbero l'Uruguay e la Costa Rica.La creazione di un fronte anti-dispotico nel sudamerica è all'ordine del giorno, ed è un segno (non rilevato dalla stampa internazionale) di un nuovo interventismo diplomatico degli Usa in quell'area geopolitica. Il quotidiano La Tercera definisce i rapporti tra Cile, Messico e Perù come "una sintonia strategica". Non a caso lo stesso Hugo Chavez ha duramente contestato la vittoria del presidente messicano Calderon sul candidato rivoluzionario-democratico Obrador. Il successo di Calderon infatti provoca pesanti problemi all'egemonismo continentale del Venezuela. Chavez sa bene che da solo non potrà esportare la sua marcia su Caracas in altri paesi americani. Dal momento che gli è necessaria l'amicizia di leader meno imbarazzanti di Castro e Morelos, continua a tessere una vasta rete di alleanze, ma anche in altri continenti non trova di meglio. I governi totalitari e mafiosi sono molti, tanto da essere la voce che domina la assemblea dell'Onu, tuttavia proprio in conseguenza delle sue amicizie, Chavez comincia ad essere snobbato anche dai governi socialdemocratici, e in sudamerica non tutti considerano positiva l'esperienza "rivoluzionaria" dei cocaleros boliviani e delle Farc in Colombia.
Proprio in ragione di questo duro scontro, si può affermare che l'equilibrio della politica latino-americana si gioca proprio a Santiago.Nel Palazzo della Moneda risiede un governo socialista che, in quanto tale, si trova perennemente al guado tra socialdemocrazia e caos rivoluzionario. In questi giorni gli studenti e le forti corporazioni dei sindacati e degli insegnanti cileni hanno indetto nuovi scioperi e manifestazioni contro la Bachelet. Il Cile finora si era schierato a favore della candidatura di Chavez, in ossequio a un vetero internazionalismo da komintern. Tuttavia il violento intervento del "generalissimo" venezuelano al Palazzo di vetro, unito alla forte opposizione interna della DC, hanno fatto saltare l'automatismo di questa opzione, che ora viene riconsiderata anche da molti socialisti. La possibile espulsione dell'ambasciatore venezuelano è il segno di questo cambiamento.Di conseguenza il governo cileno sta vagliando l'ipotesi di astenersi nella prossima votazione alla Assemblea Onu, mentre non resta esclusa la ventilata proposta della Rice, che propone la candidatura del Cile come rappresentante sudamericano, in alternativa al Venezuela.
(La pulce di Voltaire)
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