julio 06, 2007

Cesare Lanza è sempre un 'BIG'



Non lo faccio di solito, almeno per quanto riguarda la letteratura.
Per Cesare Lanza il discorso cambia... è un fuori classe.
Cosmo de La Fuente


MERCOLEDI’ 20 GIUGNO IN TUTTE LE LIBRERIE Cesare Lanza
IL LANZACHENECCO
Aliberti editore
Un grande affresco dell’Italia mediatica di oggi

Ricordi, rimorsi, aneddoti, battute, rivelazioni, retroscena. Ritratti inediti, a volte feroci altre volte teneramente partecipi, di un paio di centinaia di personaggi dell’Italia che conta e di qualche furbetto catodico. Cesare Lanza è maestro nell’agire di fioretto: finge di essere a un party fra amici, dove si possono raccontare in allegria storie innocue e innocenti condite appena da qualche pettegolezzo; poi, all’improvviso, infila una frase demolente, un ricordo devastante, un identikit da brigante. Nemico della diplomazia, innamorato del suo celebre caratteraccio, il Lanzachenecco gode nell’essere se stesso, nel bene e nel male: un uomo capace di dolcezze da gentiluomo del Sud (soprattutto con le sue infinite donne) ma anche di intingere i tasti del computer nel curaro e uccidere in una riga una persona (vedi Darwin Pastorin). L’uomo più odiato della televisione, considerato il responsabile della tv-spazzatura, non si fa problemi nell’incartare le sue vittime in frasi crudelissime (leggere, per cominciare, i ritratti di Lucia Annunziata, dell’ex-presidente della Rai Baldassarre o di Massimo Giletti). Ma il Lanzachenecco non è solo cappa e spada. Qui si trovano anche bellissime interviste a Donato Bilancia, Lorena Bobbitt, Monica Lewinsky e a tutte, ma proprio tutte, le icone erotiche del nostro piccolo e grande schermo. Riportiamo alcuni brani del libro:
LUCIA ANNUNZIATA
Conosco poco questa brava giornalista che definirei muscolare: certo entusiasta, passionale, sanguigna, forse istintiva, secondo i giudizi che di lei mi diedero alcuni amici, suoi ex direttori. Mi è rimasto impresso ciò che gli amici comuni mi dissero: al debutto nella carta stampata, i pezzi di Annunziata dovevano essere ampiamente rivisti per, diciamo così, le imperfezioni linguistiche e di stile… Ma i contenuti erano coinvolgenti per la febbre civile e politica che lei inseriva nelle sue corrispondenze. I successivi, notevoli miglioramenti – almeno sul piano stilistico – sono la dimostrazione della forte volontà che Annunziata mette nel suo lavoro.
MANUELA ARCURI
Allegra, carnale, desiderosa di vivere, pronta a scherzare. Coccolosa. Affascinata dal senso dell’umorismo. Una «che se ama non si fa pregare». Manuela non solo è una perfetta bellezza, una statua vivente e pensante, ma ha anche una istintiva, direi selvaggia, naturale, animalesca malizia – che esprime, più o meno consapevolmente, in vari modi. Un equilibrio straordinario tra dolcezza e sensualità. Seduzione allo stato puro, da Guinness dei primati. Le poche volte (ahimé!) che ci siamo incrociati ne sono rimasto folgorato… Mi piace, e trovo erotico, provocante, perfino il criticatissimo accento della sua voce. Se trovasse sulla sua strada un pigmalione, un suo personale Billy Wilder, diventerebbe una star di importanza mondiale.S
ILVIO BERLUSCONI
Penso che Berlusconi potrebbe essere un leggendario giocatore di poker. Perché una delle mosse fondamentali è il rilancio: la mossa regina che spiazza gli avversari. Nel ’94, con un imprevedibile e strepitoso colpo di scena (organizzare in quattro e quattr’otto la sua candidatura, vincente, a decisive elezioni politiche) il Cavaliere riuscì a sventare insidie mortali. L’ho scritto tante volte, e credo di intendermene un po’, considerando la mia nota passione per le carte: davvero una mossa da campione del mondo, a poker. Ma attenzione: Berlusconi non gioca a carte e tanto meno a poker. Anzi, una volta mi fece una confidenza: disse che la voglia di misurarsi in questi giochi la perse subito, da ragazzo, quando, a passeggio con la fidanzatina del momento, rimediò una pessima figura, perdendo i pochi soldi che aveva in tasca. Ingenuamente, si era lasciato mettere in mezzo da quei truffatori che fanno per strada il gioco delle tre carte, noto come “carta vince, carta perde”. Giurò che non avrebbe mai più preso le carte in mano, e così è stato. Nella vita però, nel lavoro e in politica, nel calcolare e saper rischiare è il campione di razza, adorato e odiato, che tutti conoscono: nell’apparente temerarietà dei comportamenti, nelle sfide impossibili, nel coraggio indispensabile per rilanciare e nella prudenza al momento di passare mano. E finora, al Governo o anche tenacemente all’opposizione (di cui nessuno lo considerava capace) l’ha sempre spuntata. Puntualmente, come tante altre volte, quando sembra in difficoltà: molestato com’è da presunti amici e alleati e tormentato da nemici e antagonisti. Quando lo danno per spacciato, mi sentirei sempre – ripeto, da giocatore – di scommettere che il Cavaliere troverà un colpo d’ingegno o di astuzia per ribaltare il tavolo. E la mia non è una valutazione politica. È l’analisi di un personaggio che ho conosciuto bene (anch’io, confesso, sottovalutandolo) quando era semplicemente il re di Milano 2. E uno così, credetemi, potrà fermarlo, forse, solo il Padreterno. Non a caso ho scritto forse: perché, anche di fronte al Padreterno, e si è già visto, il pronostico non è affatto scontato.
MAURIZIO COSTANZO
Maurizio è un mito della televisione: adoro la sua ironia e la quasi totale dedizione alla lettura e al lavoro. Mi dispiace che le nostre strade non si siano mai incontrate, ho stima e amicizia per lui. Credo che la simpatia sia ricambiata, ce la dimostriamo affettuo- samente quando ci incontriamo. Maurizio è un maestro della comunicazione, della divulgazione e dell’intrattenimento: in particolare la mia ammirazione, come giornalista appartenente alla sua generazione (Maurizio è di pochi anni più anziano), è incentrata sul rispetto, sul riconoscimento che fu tra i primi a capire l’importanza dirompente della televisione.
MARINA RIPA DI MEANA
Adorabile rompiscatole controcorrente. Libera di mente, non solo non ha mai paura di dire ciò che pensa, ma sfida anche le inopportunità dei momenti scelti per dire o fare qualsiasi cosa. Le donne mi piacciono tanto – tantissimo – soprattutto perché, a differenza degli uomini, riescono a sorprenderti, quasi sempre. È difficile, quasi impossibile annoiarsi (c’è male peggiore della noia, nella vita?) con una vera donna. E c’è una donna imprevedibile, più della altre? Sì: è Marina Ripa di Meana. Non scrivo nulla perché, qui sopra, meravigliosamente l’ha descritta l’uomo che meglio di tutti l’ha conosciuta, Carlo Ripa. Aggiungo solo che, a mio discutibile ma non del tutto trascurabile parere, Marina è stata la donna più bella degli anni Sessanta-Settanta. Nelle infinite kermesse tv (la Contessa è molto ambita perché dà una forte mano agli ascolti) vi sarete fatti, più o meno, questa idea: è una signora aggressiva, prepotente, arrogante. O no? Ebbene, no, non è così: Marina è una rarità. Quando Carlo dice: «Capii ben presto che una donna così o la si lascia o la si prende com’è, senza illudersi di cambiarla. E io l’ho presa» sarebbe facile ironizzare, insinuando il dubbio: fortunato o disgraziato? Comunque sia, Carlo ha avuto dal destino un valore inestimabile: con Marina non non si è annoiato mai.Cesare Lanza, giornalista, scrittore e autore televisivo per Rai e Mediaste, due mogli e cinque figli, è nato a Cosenza e abita a Roma. Ha diretto, tra gli altri, “Il Secolo XIX”, “Il Corriere d’Informazione”, “Contro”, “Il Lavoro” e “La Notte”. Nel maggio 2007 ha fondato una rivista di attualità e cultura, “L’attimo fuggente”. Ha pubblicato alcuni romanzi: dal più noto, Nenè, è stato tratto un film di Salvatore Saperi. Vive con tre cani, è goloso, curioso, appassionato di poker e chemin de fer, bibliofilo, collezionista di cartoline, carte e menu. Si definisce “un liberale assoluto”.

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