In piazza della Repubblica, a Firenze, un uomo siede al tavolo di un bar e racconta la sua storia. Tranne che per sé, usa nomi di fantasia, perché ancora la giustizia non ha deciso cosa ne sarà della sua vita. Ma i fatti no, quelli, per quanto bizzarri, non l’inventa. Andrea ha 54 anni, gli occhi sempre sorridenti e la barbetta incolta. Ha la voce pacata e fremente al tempo stesso. Ricorda di quando, tanti anni fa, Giulia gli prese il cuore. Era bella, allora, curata, e col trucco semplice. Riservata, misteriosa. Nel 1988 Andrea la sposò, e per tanti anni vissero sereni.Poi, nel 2001, il più bel regalo della vita. Un batuffolino simpatico, Maddalena. Andrea perse subito la testa. Giocava con lei per ore sul pavimento del salotto e la sera gli piaceva rimboccarle le coperte. Ancora oggi, a Maddalena piace quando il babbo gioca con i burattini, imitando tante voci diverse. Per Maddalena, Andrea ha deciso di comprare una casa nuova, più grande. E sempre per lei, ha accettato il desiderio di Giulia. Niente babysitter, ad accudire Maddy ci penseranno i nonni. E fa niente, se una volta, il suocero aveva buttato lì, in modo brusco, «era meglio se non aveste fatto figli». Andrea ne fu ferito: «Perché? Non si era milionari, ma si stava bene, io una bimba la volevo con tutto il cuore», dice oggi a Piazza della Repubblica. Ricorda un’altra sera, quando giocava con la bimba, e sentì uno strano bisbiglio alle spalle. «Lascialo, lascialo alla sua incoscienza. Se n’accorgerà» diceva il suocero a sua moglie. Non capì. Poi tutto iniziò a precipitare. «Mio suocero – racconta a Tempi – sempre più spesso mi provocava, mi diceva che non ero uomo, mi insultava». Giulia era tesa, lo respingeva. Ma tutto rimaneva nebuloso, incomprensibile. Fino al 28 aprile 2005. Telefonate trappolaIn piazza della Repubblica, c’è una giostra, di quelle antiche con i cavallucci di legno bianchi, coi pennacchi. Andrea sorride e mostra una foto di Maddalena a cavallo di Daisy, la sua puledra dal manto nero e lucido. «Le piace tanto l’equitazione, ma adesso ha smesso e per ora fa solo pallacanestro», racconta con la “c” aspirata. Andrea è uno buono come il pane della sua città. E fino a quel 2005 era incapace di pensar male. Quando quel giorno gli arrivò la richiesta di separazione, a guardar la data in cui Giulia era andata dall’avvocato, gli venne uno shock: quella stessa mattina, avevano scelto insieme le mattonelle del bagno nuovo. Ai suoi occhi candidi, parve tutto improvviso, ma in realtà era come una ragnatela che da tempo lo avviluppava. Ecco la causa delle provocazioni del suocero, che una sera si erano concluse con uno strano rumore, un registratore, scivolato dalla tasca del vecchio, che avrebbe dovuto immortalare una reazione isterica di Andrea che non arrivava mai.Ecco perché Giulia aveva preso a chiamar la polizia, urlando al telefono che lui era violento. Quell’aprile del 2005, tutto si rivelò in modo chiaro. Giulia infatti aveva anche denunciato Andrea, per violenze psicologiche. Contro di lui venne aperto un procedimento, che si è concluso il 15 ottobre 2008. Il giudice lo ha assolto «perché il fatto non sussiste». Nelle motivazioni della sentenza, ha annotato a proposito dei suoceri di Andrea che «è enormemente strano» quanto hanno dichiarato. «Strano – prosegue il giudice nella sentenza – in quanto su nessuna delle frasi incriminate vi è una tale concordanza. Addirittura entrambe i testi oggi vengono a narrare di un episodio (…), quando in querela non l’hanno dichiarato». Il giudice, insomma, si è reso conto che le accuse verso Andrea sono lacunose e poco attendibili. Malgrado ciò, hanno contribuito a creargli intorno un groviglio di pregiudizi. Nel 2005, infatti, un altro giudice, quello che segue la separazione, ha commissionato una prima consulenza tecnica d’ufficio ad una neuropsichiatra infantile di Firenze. Nella perizia che questa ha consegnato al giudice, ha riportato le accuse di Giulia verso il marito: «Le dice cose cattive sul mio conto, le dice “tua madre è una delinquente, una ladra, una ladra di bambini”». La neuropsichiatra scrive anche che, a una sua domanda, «la signora risponde ammettendo che il marito in effetti non ha mai alzato le mani contro di lei, né ha mai sfogato la propria rabbia su degli oggetti». Non solo: osserva un incontro tra la bambina ed entrambi i genitori e annota che Maddalena pare più a suo agio con il padre. Anche se Andrea, «le ricorda più volte la presenza della madre».Un genitore a piccole dosiPer questo, ha concluso la sua perizia dicendo che Andrea «non risulta essere una persona pericolosa e tanto meno un padre inadeguato. (…) Non emergono problematiche tali da prendere in considerazione una forzata separazione da alcuna delle due figure genitoriali». Affido congiunto, è stata la proposta del perito del Tribunale. A dicembre del 2005 Maddy è affidata alla madre mentre Andrea si è trasferito dai genitori. Può incontrare la figlia due volte alla settimana, e stare con lei un mese durante l’estate. Nel dicembre 2006, tuttavia, il tribunale ha nominato un nuovo perito, questa volta uno psicologo, per una nuova consulenza. Di questa perizia, realizzata attraverso numerosi incontri, desta perplessità la metodologia con cui è stata condotta l’analisi: lo psicologo – che a differenza di uno psichiatra non è laureato in medicina – ha scelto di basarsi sull’approccio di un sociologo francese, Alain Trognon, mai usato nella pratica forense.Il risultato è arrivato nel settembre del 2007. Secondo il nuovo perito, Andrea mostra «aspetti paranoidei della personalità». Maddy «ha bisogno che suo padre si curi. (…) Gliel’ho caldamente ed esplicitamente raccomandato. (…) Se non lo facesse continuerebbe ad essere opportuno che la bimba prenda il padre a piccole dosi» conclude lo psicologo. Il tribunale dimezza gli incontri concessi ad Andrea: potrà vedere Maddy un pomeriggio alla settimana, un weekend ogni due, e una settimana durante l’estate.Il meccanismo si è inceppatoIn piazza della Repubblica, Andrea racconta. «Ricordo che durante quella perizia ero a disagio. Mi sembrava di essere minacciato. Lo psicologo mi disse che se mi fossi curato con psicofarmaci, sarei rimasto con mia figlia. Da quel 2007 si è inceppato un meccanismo nella giustizia. Un meccanismo misterioso. Il problema è che ora mia figlia inizia a star male, e questo è proprio quel che non lo voglio». La diagnosi del 2007 ha avuto un effetto devastante su Andrea. Come un pugno tirato a tutta forza in pieno viso. Che intontisce, fa ripiegare in due dal dolore. Andrea si è sottoposto ad una perizia psichiatrica: il primario dell’Asl che l’ha visitato, nell’ottobre 2008, ha dichiarato che «per formulare una diagnosi psichiatrica si deve procedere in maniera metodologicamente corretta (…). Non ho rilevato disturbi psicopatologici, né un di-sturbo delirante, né un disturbo paranoideo della personalità». Nell’agosto del 2008, la psicologa del servizio sanitario, referente del Tribunale per Maddalena, ha raccontato al giudice uno degli incontri con la bambina. Maddy «alla domanda “con chi vorresti stare, se potessi scegliere?” risponde che vorrebbe stare di più con il babbo, e vorrebbe che andasse in vacanza con loro in campagna, nella prossima vacanza insieme alla mamma». Fino ad oggi, il giudice ha rigettato le richieste di Andrea di passare più tempo con la figlia. A quattro anni dall’inizio della vicenda, sono intervenuti dieci tra psicologi e psichiatri, ma non si è arrivati alla sentenza. Perché, se per la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo bisognerebbe arrivare al primo grado entro tre anni? E perché basta una perizia, psicologica, per mettere in discussione tutto? Ancora. Il giudice a fine marzo ha accettato la richiesta dello psicologo consulente, e l’11 maggio anche Maddy sarà sottoposta alla visita di un neuropsichiatra infantile. Perché? Due cuori colorati coi pastelli«Una bulimia di perizie» denuncia Marco Casonato, uno dei consulenti della difesa, professore di Psicologia dinamica all’Università di Milano: «Un caso abnorme. Dieci perizie non servono a nulla: ho l’impressione che si stia seguendo una tesi pregiudiziale». «Questo di Firenze è un’esemplificazione di un pasticcio giudiziario all’italiana» dice Gloria Vannini, neuropsichiatra infantile, membro della Lidu, associazione internazionale per la difesa dei diritti dell’uomo: «Non si comprende che la bambina ha bisogno di entrambi i genitori. Per una falsa cultura in difesa della donna, si assumono comportamenti di attacco eccessivo contro la figura paterna». Al tavolo del bar, Andrea sa solo che qualche giorno fa Maddy gli ha portato un disegno. «L’ho fatto di nascosto alla mamma, è per il tuo compleanno», gli ha detto. Con i pastelli ha colorato due cuori, uno grande e uno piccolo, che si tengono per mano. Sono lei e il babbo.
I soliti luoghi comuni all'italiana.
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