Ribadendo che dovrebbero vergognarsi quelli che ancora citano Chavez come esempio di socialismo, propongo il pezzo de 'Il Velino'. Smettiamola di parlare di democrazia quando si parla di Venezuela, perchè siamo in piena dittatura. Tutte quelle sciocchine che parlano di nuovo socialismo sudamericano dovrebbero informarsi e non spacciarsi per giornaliste serie.
Roma, 11 mag (Velino/Velino Latam) - Chiudere le televisioni private, confiscare i terreni non utilizzati, nazionalizzare il Banco de Venezuela, uscire dall’Organizzazione degli Stati americani. Se nei giorni scorsi la Commissione interamericana per i diritti umani dell’Osa aveva denunciato il deterioramento della democrazia in Venezuela, il leader del paese latinoamericano Hugo Chávez ha rilanciato e, tra sabato e domenica, ha scatenato una dura offensiva contro avversari veri e immaginari. Palcoscenico della maggior parte di questi attacchi è stato ieri il suo programma televisivo domenicale, Aló presidente, nel corso del quale si è scagliato contro i mezzi di comunicazione privati: Chávez ha detto ai proprietari di “stare attenti” perché “potrebbe arrivare una sorpresa in qualsiasi momento”, ipotizzando di ritirare le loro concessioni perché “abbiamo resistito anche troppo. Una cosa sono le critiche e un’altra è la cospirazione”. Chávez ha quindi promesso di agire con durezza nei confronti di quei media che diffondono “messaggi di odio, stravolgono la verità e incitano alla guerra”. In particolare il presidente venezuelano si è concentrato sul direttore di Globovision Alberto Federico Ravell, definito “un pazzo con un cannone”, al quale ha annunciato la prossima fine delle trasmissioni “o smetto di chiamarmi Hugo Rafael Chavez Frías”.
Secondo il presidente venezuelano infatti i mezzi di comunicazione spesso agiscono come “partiti politici e come gruppi di pressione”. E se qualcuno, come la Commissione interamericana per i diritti umani dell’Osa, contesta, da Chávez arriva una risposta chiara: “Che se ne vadano al diavolo”. Sabato il leader venezuelano aveva ipotizzato anche l’uscita di Caracas dall’Osa, con l’intenzione di creare un organismo analogo “un’organizzazione di popoli liberi dell’America Latina”. In particolare Chávez ha il dente avvelenato nei confronti della Commissione per il mancato sostegno offertogli in occasione del colpo di Stato di cui fu vittima nel 2002: “Non hanno mai risposto alla richiesta fatta per garantire la vita di un presidente sequestrato e adesso sono gli stessi che dicono che violiamo i diritti umani. Che se ne vadano al diavolo”. Il “caudillo” ha anche annunciato l’intenzione di accorciare i tempi per la nazionalizzazione del Banco de Venezuela, controllato al 96 per cento dallo spagnolo Banco Santander, come parte del “processo verso il socialismo”.
“Abbiamo fatto studi e calcoli – ha spiegato -. Ora sappiamo quanto vale e saremo rigorosi, come siamo stati in altri casi”. Chavez ha sostenuto che le decisioni prese negli ultimi giorni sono i primi passi nella decade che porterà il Venezuela a uscire dalla “egemonia capitalista”; uno dei passaggi fondamentali di questo percorso sembra essere nella dichiarazione: “la terra non è privata, è della nazione”. Il presidente se l’è presa infatti con chi “ha una piccola tenuta” in cui passare il fine settimana, perché “chi vuole veramente la terra, deve lavorarla”, annunciando di aver firmato gli ordini di esproprio di diecimila ettari. In merito alle critiche mosse alla decisione, Chavez ha commentato: “I latifondisti dicono che è un furto? Lo stesso dice il ladro quando viene catturato: sono innocente”. A preoccupare ancora di più i proprietari terrieri è il fatto che il presidente ha sostenuto che se si analizzassero approfonditamente tutti i titoli di proprietà “in Venezuela non ci sarebbe più proprietà privata”, perché “quasi tutte le grandi estensioni di terreno sono frutto di violenza e sopruso dei potenti ai danni di contadini, indigeni e poveri”.
Per questo, ha spiegato annunciando la firma degli atti di esproprio di diecimila ettari, questa politica proseguirà, puntando all’autosufficienza alimentare. Tutto questo è successo a poche ore dalla scoperta di un presunto complotto ai danni del “caudillo”, segnalata dal ministro degli Interni Tarek El Aissani. In una dichiarazione pubblica il ministro ha infatti reso pubblico che tre cittadini dominicani e un francese sono finiti in manette con l’accusa di cospirare contro il governo e di lavorare alla preparazione di un attentato ai danni di Chavez. Nell’abitazione del francese, Frederic Bocquet, la polizia avrebbe scoperto un vero e proprio arsenale.
Secondo il presidente venezuelano infatti i mezzi di comunicazione spesso agiscono come “partiti politici e come gruppi di pressione”. E se qualcuno, come la Commissione interamericana per i diritti umani dell’Osa, contesta, da Chávez arriva una risposta chiara: “Che se ne vadano al diavolo”. Sabato il leader venezuelano aveva ipotizzato anche l’uscita di Caracas dall’Osa, con l’intenzione di creare un organismo analogo “un’organizzazione di popoli liberi dell’America Latina”. In particolare Chávez ha il dente avvelenato nei confronti della Commissione per il mancato sostegno offertogli in occasione del colpo di Stato di cui fu vittima nel 2002: “Non hanno mai risposto alla richiesta fatta per garantire la vita di un presidente sequestrato e adesso sono gli stessi che dicono che violiamo i diritti umani. Che se ne vadano al diavolo”. Il “caudillo” ha anche annunciato l’intenzione di accorciare i tempi per la nazionalizzazione del Banco de Venezuela, controllato al 96 per cento dallo spagnolo Banco Santander, come parte del “processo verso il socialismo”.
“Abbiamo fatto studi e calcoli – ha spiegato -. Ora sappiamo quanto vale e saremo rigorosi, come siamo stati in altri casi”. Chavez ha sostenuto che le decisioni prese negli ultimi giorni sono i primi passi nella decade che porterà il Venezuela a uscire dalla “egemonia capitalista”; uno dei passaggi fondamentali di questo percorso sembra essere nella dichiarazione: “la terra non è privata, è della nazione”. Il presidente se l’è presa infatti con chi “ha una piccola tenuta” in cui passare il fine settimana, perché “chi vuole veramente la terra, deve lavorarla”, annunciando di aver firmato gli ordini di esproprio di diecimila ettari. In merito alle critiche mosse alla decisione, Chavez ha commentato: “I latifondisti dicono che è un furto? Lo stesso dice il ladro quando viene catturato: sono innocente”. A preoccupare ancora di più i proprietari terrieri è il fatto che il presidente ha sostenuto che se si analizzassero approfonditamente tutti i titoli di proprietà “in Venezuela non ci sarebbe più proprietà privata”, perché “quasi tutte le grandi estensioni di terreno sono frutto di violenza e sopruso dei potenti ai danni di contadini, indigeni e poveri”.
Per questo, ha spiegato annunciando la firma degli atti di esproprio di diecimila ettari, questa politica proseguirà, puntando all’autosufficienza alimentare. Tutto questo è successo a poche ore dalla scoperta di un presunto complotto ai danni del “caudillo”, segnalata dal ministro degli Interni Tarek El Aissani. In una dichiarazione pubblica il ministro ha infatti reso pubblico che tre cittadini dominicani e un francese sono finiti in manette con l’accusa di cospirare contro il governo e di lavorare alla preparazione di un attentato ai danni di Chavez. Nell’abitazione del francese, Frederic Bocquet, la polizia avrebbe scoperto un vero e proprio arsenale.
Chavez esta loco, esta acabando con Venezuela, no podemos no protestar contra esta dictadura. Es necesario que los Venezolanos de todo el mundo tienen que unirse para que Venezuela vuelva a ser el pais libre en donde crecimos. Cuidado hermanos, el tipo esta loco de remate y ya los que le habìan dado su voto no creen mas en él. Que se vaya el loco.
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