Il ricordo, al mattino, si svegliava con lui. Quelle volta pioveva a dirotto, e proprio Diego non aveva voglia di alzarsi e lasciare il letto caldo. Chissà perché quando bisogna alzarsi, d’inverno, si ha la sensazione di doverlo fare nel momento migliore. Improvvisamente gli tornarono in mente i momenti più tristi del giorno prima, quando quella che sarebbe dovuta diventare sua moglie gli aveva detto che ormai era innamorata di un altro. – Tutte uguali le donne – pensò, ma subito dopo si disse che non era vero, molte altre che conosceva erano ancora accanto ai loro uomini. Forse cominciava a fregarsene.
Fin da piccolo Diego passava dalla disperazione alla serenità velocemente. Da qualche parte aveva sentito dire che occorre sempre trovare il lato positivo delle cose, ma questa volta la cosa diventava alquanto difficile perché lui sapeva di esserne la causa. E’ vero Emanuela l’aveva lasciato, ma lui aveva fatto di tutto per farsi lasciare. Cosa significava questo? Perché ci soffriva? L’abitudine forse? Forse si trattava della possessività e l’idea che forse Emanuela era tra le braccia dell’altro ma la sua gelosia si era risvegliata. Guardò attraverso la finestra e subito dopo l’allarme del telefonino gli comunicò che era giunta l’ora di alzarsi veramente e di andare a lavorare.
Seduto alla sua scrivania quel giorno non riuscì a concentrarsi molto. Per fortuna che i pensieri non si leggono perché sicuramente non avrebbe dovuto percepire lo stipendio per quelle ore dedicare al proprio privato seppure fosse sul posto di lavoro. – Quante volte mi è successo – pensò e si rese conto, per una volta, che i datori di lavoro a volte pagano lo stipendio senza sapere che spesso i dipendenti si fanno letteralmente i “cavoli” propri.
La giornata, tra alti e bassi d’umore, si concluse e si ritrovò seduto al suo tavolo a guardare la tv. Si era ripromesso di apparecchiarsi la tavola, malgrado a lui non piacesse mangiare da solo. Cucinava bene Diego e si preparò delle scaloppine al marsala. Ripensò alla sua mamma. Aveva voglia di rivederla e anche di ritrovarsi con i suoi fratelli.
Sentì la vibrazione del cellulare che annunciava un sms, lo prese dalla tasca del giaccone e lesse. Era di Emanuela. – Passo a prendere i libri che ho lasciato da te. Quando ci sei in casa? –
-Cosa vuole sta stronza- pensò. Non aveva nessuna intenzione di vederla. Rispose così: - né oggi, né domani, la prossima settimana se ti sta bene. Sennò te li lascio al bar sotto casa. Ho voglia di stare da solo e non ho nessuna intenzione di vederti-
Fu, come al solito, impulsivo. Che razza di messaggio che aveva spedito. (continua)
Fin da piccolo Diego passava dalla disperazione alla serenità velocemente. Da qualche parte aveva sentito dire che occorre sempre trovare il lato positivo delle cose, ma questa volta la cosa diventava alquanto difficile perché lui sapeva di esserne la causa. E’ vero Emanuela l’aveva lasciato, ma lui aveva fatto di tutto per farsi lasciare. Cosa significava questo? Perché ci soffriva? L’abitudine forse? Forse si trattava della possessività e l’idea che forse Emanuela era tra le braccia dell’altro ma la sua gelosia si era risvegliata. Guardò attraverso la finestra e subito dopo l’allarme del telefonino gli comunicò che era giunta l’ora di alzarsi veramente e di andare a lavorare.
Seduto alla sua scrivania quel giorno non riuscì a concentrarsi molto. Per fortuna che i pensieri non si leggono perché sicuramente non avrebbe dovuto percepire lo stipendio per quelle ore dedicare al proprio privato seppure fosse sul posto di lavoro. – Quante volte mi è successo – pensò e si rese conto, per una volta, che i datori di lavoro a volte pagano lo stipendio senza sapere che spesso i dipendenti si fanno letteralmente i “cavoli” propri.
La giornata, tra alti e bassi d’umore, si concluse e si ritrovò seduto al suo tavolo a guardare la tv. Si era ripromesso di apparecchiarsi la tavola, malgrado a lui non piacesse mangiare da solo. Cucinava bene Diego e si preparò delle scaloppine al marsala. Ripensò alla sua mamma. Aveva voglia di rivederla e anche di ritrovarsi con i suoi fratelli.
Sentì la vibrazione del cellulare che annunciava un sms, lo prese dalla tasca del giaccone e lesse. Era di Emanuela. – Passo a prendere i libri che ho lasciato da te. Quando ci sei in casa? –
-Cosa vuole sta stronza- pensò. Non aveva nessuna intenzione di vederla. Rispose così: - né oggi, né domani, la prossima settimana se ti sta bene. Sennò te li lascio al bar sotto casa. Ho voglia di stare da solo e non ho nessuna intenzione di vederti-
Fu, come al solito, impulsivo. Che razza di messaggio che aveva spedito. (continua)
sceneggiatura depositata, prelevabile citando fonte e autore
Cosmo de La Fuente
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