Il doppio è l'altra faccia del nostro 'io'. Il riflesso allo specchio, la nostra ombra o più semplicemente quello che sentiamo. Da quanto è nato l'uomo è sempre stato affascinato e terrorizzato dal proprio (io) che, come ha insegnato Freud, affonda le sue radici in parte nel subconscio. Quando l'altro viene fuori vuol dire che siamo entrati nella zona che sarebbe dovuta restare sconosciuta. Quando ci comportiamo in maniera diversa dal solito, quando siamo i primi a meravigliarci di parole dette o azioni commesse, significa che siamo in presenza del nostro essere più nascosto.
La nostra unica consolazione diventa la religione e non ci accorgiamo che proprio da essa derivano molti malesseri dell'umanità. Sicuramente esiste un mondo oltre la morte, una forza suprema, un architetto del mondo, ma questo non significa che dobbiamo prendere per buone le teorie di presti e religiosi vari che danno per certa una condizione che non possono conoscere dal momento che sono esseri viventi come noi. Se uno si alza al mattino come, mangia, va in bagno, soffre, ride come me, non può sapere nulla come nulla so io. Possiamo sentire, avanzare delle ipotesi, possiamo dire 'IO CREDO', ma non possiamo imporre una realtà che non conosciamo.
Il nostro 'doppione' vuole crederci, la nostra mente sa, invece, che siamo in un campo sconosciuto.
Chissà se l'altro mondo è popolaro dai nostri 'io' subconsci, se le nostre anime o ciò che definiamo con questo termine sia la dimensione oltre la morte. Nella concezione omerica l'uomo ha una duplice presenza sulla terra, una nella sua apparizione percepibile, l'altra nella sua immagine invisibile, che si libera solo nella morte. Questa è la psiche.
Cosmo de La Fuente
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