da 'direttanews' [4 Maggio 2010]
Il presidente venezuelano Hugo Chávez ha recentemente denunciato il carattere minaccioso di alcune dichiarazioni del candidato presidenziale colombiano ed ex ministro della difesa, Juan Manuel Santos, verso il suo paese.
Santos si era detto orgoglioso dell’operazione militare effettuata in territorio ecuadoriano contro un accampamento diplomatico delle FARC il 1° marzo 2008 (dove furono assassinati, fra gli altri, il comandante delle FARC Raúl Reyes, responsabile delle relazioni internazionali dell’insorgenza, e alcuni studenti messicani che si trovavano nell’accampamento per motivi di studio) sottolineando che “sarebbe ancora presto per un bombardamento sul Venezuela” (sic) anche se “i terroristi saranno perseguiti ovunque si trovino..”
Il presidente venezuelano ha ribattuto dicendo che questa è una ulteriore chiara dimostrazione delle ambizioni guerrafondaie del governo colombiano, e che le accuse mosse verso il governo del Venezuela di “ospitare” alcuni leaders delle FARC hanno solo “lo scopo di provocare un clima di tensione fra i due paesi”.
Chávez ha poi concluso dichiarando che se ci saranno aggressioni contro un qualsiasi paese dell’ALBA il Venezuela non rimarrà a guardare.
Anche il presidente dell’Ecuador Rafael Correa si è pronunciato contro le minacce di Santos, definendole “un attentato al diritto internazionale”, ed ha ricordato che se ci dovessero essere altri episodi come quello del 1° marzo 2008 questa volta l’Ecuador saprà rispondere.
Correa ha affermato di provare “una profonda pena verso quelli che giocano a fare i piccoli imperatori, e vogliono trasformare l’America Latina in un nuovo Medio Oriente: ma la prossima volta si troveranno di fronte un Ecuador molto più preparato, sapremo difenderci”.
Le minacce di guerra del candidato presidenziale Santos esplicitano la continuità della politica ordinata dagli USA ai politici-burattini colombiani, il cui appoggio è ottenuto in cambio di privilegi e impunità per i crimini legati al narcotraffico e per le gravissime violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.
L’oligarchia colombiana, oltre a gettare benzina sul fuoco della già grave situazione di conflitto interno, si presta a fare della Colombia la testa di ponte per l’esportazione della guerra nei paesi limitrofi che hanno intrapreso dei processi di trasformazione della società in senso progressista ed antimperialista, e che di conseguenza minacciano gli interessi delle multinazionali USA/UE, che hanno urgente necessità di accaparrarsi le importanti risorse che abbondano in Sud America, come petrolio, acqua, minerali e biodiversità.
Il candidato Santos si occupa di ventilare azioni militari contro i paesi confinanti, e per ovvi motivi (ovvero il suo coinvolgimento diretto in questi crimini) non può affrontare gli argomenti pressanti e reali che schiacciano il paese: l’agghiacciante record di omicidi di sindacalisti, i milioni di sfollati interni che fuggono da esercito e paramilitari a tutto vantaggio delle multinazionali, il narcoparamilitarismo che pervade ogni settore delle istituzioni, gli scandali della corruzione o dei “falsos positivos”, nonché la galoppante disoccupazione e la drammatica povertà per oltre 30 milioni di colombiani.
Il presidente venezuelano Hugo Chávez ha recentemente denunciato il carattere minaccioso di alcune dichiarazioni del candidato presidenziale colombiano ed ex ministro della difesa, Juan Manuel Santos, verso il suo paese.
Santos si era detto orgoglioso dell’operazione militare effettuata in territorio ecuadoriano contro un accampamento diplomatico delle FARC il 1° marzo 2008 (dove furono assassinati, fra gli altri, il comandante delle FARC Raúl Reyes, responsabile delle relazioni internazionali dell’insorgenza, e alcuni studenti messicani che si trovavano nell’accampamento per motivi di studio) sottolineando che “sarebbe ancora presto per un bombardamento sul Venezuela” (sic) anche se “i terroristi saranno perseguiti ovunque si trovino..”
Il presidente venezuelano ha ribattuto dicendo che questa è una ulteriore chiara dimostrazione delle ambizioni guerrafondaie del governo colombiano, e che le accuse mosse verso il governo del Venezuela di “ospitare” alcuni leaders delle FARC hanno solo “lo scopo di provocare un clima di tensione fra i due paesi”.
Chávez ha poi concluso dichiarando che se ci saranno aggressioni contro un qualsiasi paese dell’ALBA il Venezuela non rimarrà a guardare.
Anche il presidente dell’Ecuador Rafael Correa si è pronunciato contro le minacce di Santos, definendole “un attentato al diritto internazionale”, ed ha ricordato che se ci dovessero essere altri episodi come quello del 1° marzo 2008 questa volta l’Ecuador saprà rispondere.
Correa ha affermato di provare “una profonda pena verso quelli che giocano a fare i piccoli imperatori, e vogliono trasformare l’America Latina in un nuovo Medio Oriente: ma la prossima volta si troveranno di fronte un Ecuador molto più preparato, sapremo difenderci”.
Le minacce di guerra del candidato presidenziale Santos esplicitano la continuità della politica ordinata dagli USA ai politici-burattini colombiani, il cui appoggio è ottenuto in cambio di privilegi e impunità per i crimini legati al narcotraffico e per le gravissime violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.
L’oligarchia colombiana, oltre a gettare benzina sul fuoco della già grave situazione di conflitto interno, si presta a fare della Colombia la testa di ponte per l’esportazione della guerra nei paesi limitrofi che hanno intrapreso dei processi di trasformazione della società in senso progressista ed antimperialista, e che di conseguenza minacciano gli interessi delle multinazionali USA/UE, che hanno urgente necessità di accaparrarsi le importanti risorse che abbondano in Sud America, come petrolio, acqua, minerali e biodiversità.
Il candidato Santos si occupa di ventilare azioni militari contro i paesi confinanti, e per ovvi motivi (ovvero il suo coinvolgimento diretto in questi crimini) non può affrontare gli argomenti pressanti e reali che schiacciano il paese: l’agghiacciante record di omicidi di sindacalisti, i milioni di sfollati interni che fuggono da esercito e paramilitari a tutto vantaggio delle multinazionali, il narcoparamilitarismo che pervade ogni settore delle istituzioni, gli scandali della corruzione o dei “falsos positivos”, nonché la galoppante disoccupazione e la drammatica povertà per oltre 30 milioni di colombiani.
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