Qualche giorno fa il presidente venezuelano Chavez aveva ironizzato sugli Usa, prossimi a designare un nuovo ambasciatore a Caracas: "Spero che designino Stone. Suggerirò un candidato… Sean Penn. Abbiamo molti amici negli Stati Uniti, per esempio Noam Chomsky, o anche Bill Clinton". Ieri, nella conferenza stampa con i giornalisti al Dipartimento di Stato, il portavoce Crowley si è soffermato sul tema, anche perché gli è stato chiesto se Washington ha intenzione di ricevere la visita di un gruppo di leader dell'opposizione a Chavez che saranno negli Usa nei prossimi giorni. Su questo Crowley non ha risposto ("I don’t know. We’ll see what we can find out"), ma poi si è intrattenuto sulla scelta dell'ambasciatore. Ovviamente per dire che nessuno dei candidati di Chavez è stato preso sul serio dal suo ufficio ("Apprezziamo i suggerimenti di Chavez, ma non stiamo cercando altri candidati per l'incarico di ambasciatore Usa a Caracas"), visto che "Larry Palmer era ed è il candidato giusto, qualificato e adatto a migliorare le relazioni con il Venezuela". Palmer non va bene a Chavez, ma Crowley ribadisce che da quel nome non si muovono. Ovviamente la questione è "affare della Casa Bianca", ma per rispondere ai suggerimenti di Chavez "rispondiamo che non stiamo cercando altri candidati". E dunque "siete disposti a stare senza ambasciatore?", chiede un giornalista. "Siamo pronti a rimanere a questo stadio per un tempo indefinito", risponde Crowley. Crowley ha anche chiarito che la scelta di tenere o no un ambasciatore in un Paese non amico non significa qualcosa di particolare. "Se abbiamo un ambasciatore non vuol dire che facciamo concessioni a un Paese", visto che l'ambasciatore c'è per "servire e proteggere i nostri valori". "Pensiamo che Palmer può essere un ambasciatore, speriamo che il Venezuela lo accetti".
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