ROMA - «Primo atto delle pulizie di primavera ma non basta di certo. Adesso avanti tutta» aveva scritto oggi su Facebook Roberto Maroni, all'indomani dell'addio di Renzo Bossi al posto di consigliere regionale lombardo. Poi Roberto Calderoli aveva annunciato: il triumvirato ha chiesto a Rosy Mauro di dimettersi. La vicepresidente del Senato, però, ha opposto un"no" alla richiesta, annunciandolo in lacrime in televisione: «Non vedo perché dovrei dimettermi, non ho mai ricevuto un euro,voglio difendermi».
«Il comitato della Lega - ha detto Calderoli - composto da Maroni, dalla Dal Lago e dal sottoscritto ha ufficialmente sollecitato oggi le dimissioni di Rosy Mauro - dice Roberto Calderoli - Avevo auspicato che seguisse l'esempio del nobile gesto di Umberto Bossi quando ha rassegnato le dimissioni da segretario. Sono rammaricato che non abbia ascoltato questo auspicio». Il tutto nella giornata in cui Renzo Bossi ha formalizzato le proprie dimissioni da consigliere regionale della Lombardia («Voglio evitare che paghino mio padre e l'intero movimento» aveva detto ieri nella lettera inviata ai militanti del partito).
Rosy Mauro: non mi dimetto. «Non vedo perché dovrei dimettermi. Prima vorrei vedere qual è l'accusa. Ho tutti gli elementi per difendermi e lo farò anche nell'aula del Senato» ha detto stasera Rosy Mauro durante la registrazionedi "Porta a Porta", aggiungendo che, prima di valutare eventuali dimissioni, vuole capire, e che per questo ci vuole tempo.
«Per la prima volta ho detto no a Bossi» ha detto Rosy Mauro durante "Porta a Porta" quando le hanno chiesto se anche il Senatur le avesse chiesto di dimettersi. «Prima voglio difendermi. Sono stufa di assistere in questo Paese al fatto che uno viene insultato e si deve dimettere e poi salta fuori la verità. Io faccio a modo mio».
Rosy Mauro in lacrime: «Facciano quello che credono, voglio difendermi». «E' la prima volta che dico no a una direttiva politica del mio partito e mi costa molto» ha detto Rosi Mauro, con gli occhi lucidi di lacrime quando ha spiegato che non ha accettato le sollecitazioni che le sono state rivolte da Calderoli, da Maroni e anche da Bossi a presentare le dimissioni. Quindi lei rischia l'espulsione? «Facciano quello che credono. Io prima mi voglio difendere».
«Mai ricevuto un euro, erano donazioni al sindacato». «La Lega non mi ha mai dato un euro - ha detto Rosy Mauro - Ma c'è la donazione del partito al Sindacato padano. Tutto è tracciabile dai bonifici. Ci sono estratti conto del sindacato con la mia firma, e si può verificare ciò che si vuole. Io non ho mai preso un euro. Il partito era assolutamente informato delle donazioni al sindacato. Tutti lo sapevano, anche Bossi, perché non c'era niente di illegale». Durante "Porta a Porta" il legale di Mauro ha precisato che nel 2009 la donazione è stata di circa 60mila euro, nel 2010 di 101mila.
«La "Nera" non sono io, è l'infermiera di Bossi». A proposito della intercettazione in cui si parla di dare 29mila franchi alla "Nera", Rosy Mauro ha detto che non si tratta di lei. «La "Nera" - ha aggiunto - altro non è che l'infermiera svizzera che segue Umberto Bossi da quando è stato in clinica. E' facile verificarlo. Erano indietro con i pagamenti verso di lei».
«Nessuna laurea, mai pensato di prenderla». «Non è vero niente» ha replicato Rosy Mauro all'accusa di aver preso una laurea all'estero a spese della Lega. «Io ero asina a scuola, non mi ha mai neppure sfiorato l'idea di iscrivermi ad una università in Svizzera o altrove. Posso escluderlo anche per il mio caposcorta, Paolo Moscagiuri. È un attacco mediatico senza precedenti contro di me. Un attacco anche alla mia vita privata assurdo e inconcepibile».
«Moscagiuro è il mio caposcorta, non il mio partner». «Pierangelo Moscagiuro è il mio caposcorta. Non è assolutamente alle dipendenze del Senato ma è in forza all'ispettorato di Palazzo Madama» ha detto Rosi Mauro, sottolineando che Moscagiuro non è il suo partner. A Bruno Vespa, che le chiedeva del legame tra lei e Moscagiuro, Mauro risponde secca: «In questi giorni sono state scritte «nefandezze. Qui mi hanno colpito nella vita privata e lo trovo assurdo e inconcepibile».
«Mi hanno messa in croce». «Da giovedì mi sento come se mi avessero messo in croce. Io non ho fatto niente di male, di illegale - dice Mauro - Non vedo perchè mi dovrei dimettere per dimostrarlo. Quanto alle dimissioni di Bossi e suo figlio, ognuno deve fare ciò che si sente di fare. Io mi sono sentita messa in croce e ora voglio la verità. Le donazioni di un partito al sindacato si possono fare tranquillamente, sono legali».
«Mai detto a Maroni di non parlare». «Io non mi sono mai permessa di dire a un collega di parlare o no. Non è una mia competenza, e se qualcuno lo ha fatto erano altri». Mauro ha risposto così a Vespa che le chiedeva del silenzio imposto a Maroni nella manifestazione di Milano del gennaio scorso. «Sono stufa - aggiunge Mauro - di passare come quella che può tutto, comanda e conosce ogni cosa. Se così fosse, tante cose magari non sarebbero accadute».
«Magari fossi una che può tutto». «Sono stanca di passare per una che sa tutto e controlla tutto nella Lega. Magari! Se avessi potuto farlo alcune cose non sarebbero accadute - ha detto Mauro - Quando Umberto Bossi è stato male ho dato una mano. E lì è venuta fuori con cattiveria la definizione di badante».
«Se arrivano pietre le affronterò». «Per me vale sempre il motto evangelico "chi è senza peccato scagli la prima pietra"». E se arrivano pietre? «Le affronterò ». Con queste parole di Rosy Mauro si è conclusa l'intervista a Porta a Porta. La senatrice ha ribadito il rifiuto di dimettersi da vicepresidente del Senato. «Bossi mi ha detto che potrebbe essere un'opportunità politica. E io ho detto di no» ha affermato. Non è sorpresa dal fatto che si sono messi contro lei tutti? Rosy Mauro ha scosso le spalle e ha detto: «Decidano loro cosa fare. Io certo non mi sono persa nel bosco. Qualcun altro si è perso».
Una donna seria dovrebbe solo allontanarsi e non rompere più le scatole. Come madre di un furbastro, lei stessa dai torbidi godimenti del denaro del partito, dovrebbe solo eclissarsi per sempre. Ma togliti dalle scatole insieme a tutta la tua famiglia. Vergogna!
«Il comitato della Lega - ha detto Calderoli - composto da Maroni, dalla Dal Lago e dal sottoscritto ha ufficialmente sollecitato oggi le dimissioni di Rosy Mauro - dice Roberto Calderoli - Avevo auspicato che seguisse l'esempio del nobile gesto di Umberto Bossi quando ha rassegnato le dimissioni da segretario. Sono rammaricato che non abbia ascoltato questo auspicio». Il tutto nella giornata in cui Renzo Bossi ha formalizzato le proprie dimissioni da consigliere regionale della Lombardia («Voglio evitare che paghino mio padre e l'intero movimento» aveva detto ieri nella lettera inviata ai militanti del partito).
Rosy Mauro: non mi dimetto. «Non vedo perché dovrei dimettermi. Prima vorrei vedere qual è l'accusa. Ho tutti gli elementi per difendermi e lo farò anche nell'aula del Senato» ha detto stasera Rosy Mauro durante la registrazionedi "Porta a Porta", aggiungendo che, prima di valutare eventuali dimissioni, vuole capire, e che per questo ci vuole tempo.
«Per la prima volta ho detto no a Bossi» ha detto Rosy Mauro durante "Porta a Porta" quando le hanno chiesto se anche il Senatur le avesse chiesto di dimettersi. «Prima voglio difendermi. Sono stufa di assistere in questo Paese al fatto che uno viene insultato e si deve dimettere e poi salta fuori la verità. Io faccio a modo mio».
Rosy Mauro in lacrime: «Facciano quello che credono, voglio difendermi». «E' la prima volta che dico no a una direttiva politica del mio partito e mi costa molto» ha detto Rosi Mauro, con gli occhi lucidi di lacrime quando ha spiegato che non ha accettato le sollecitazioni che le sono state rivolte da Calderoli, da Maroni e anche da Bossi a presentare le dimissioni. Quindi lei rischia l'espulsione? «Facciano quello che credono. Io prima mi voglio difendere».
«Mai ricevuto un euro, erano donazioni al sindacato». «La Lega non mi ha mai dato un euro - ha detto Rosy Mauro - Ma c'è la donazione del partito al Sindacato padano. Tutto è tracciabile dai bonifici. Ci sono estratti conto del sindacato con la mia firma, e si può verificare ciò che si vuole. Io non ho mai preso un euro. Il partito era assolutamente informato delle donazioni al sindacato. Tutti lo sapevano, anche Bossi, perché non c'era niente di illegale». Durante "Porta a Porta" il legale di Mauro ha precisato che nel 2009 la donazione è stata di circa 60mila euro, nel 2010 di 101mila.
«La "Nera" non sono io, è l'infermiera di Bossi». A proposito della intercettazione in cui si parla di dare 29mila franchi alla "Nera", Rosy Mauro ha detto che non si tratta di lei. «La "Nera" - ha aggiunto - altro non è che l'infermiera svizzera che segue Umberto Bossi da quando è stato in clinica. E' facile verificarlo. Erano indietro con i pagamenti verso di lei».
«Nessuna laurea, mai pensato di prenderla». «Non è vero niente» ha replicato Rosy Mauro all'accusa di aver preso una laurea all'estero a spese della Lega. «Io ero asina a scuola, non mi ha mai neppure sfiorato l'idea di iscrivermi ad una università in Svizzera o altrove. Posso escluderlo anche per il mio caposcorta, Paolo Moscagiuri. È un attacco mediatico senza precedenti contro di me. Un attacco anche alla mia vita privata assurdo e inconcepibile».
«Moscagiuro è il mio caposcorta, non il mio partner». «Pierangelo Moscagiuro è il mio caposcorta. Non è assolutamente alle dipendenze del Senato ma è in forza all'ispettorato di Palazzo Madama» ha detto Rosi Mauro, sottolineando che Moscagiuro non è il suo partner. A Bruno Vespa, che le chiedeva del legame tra lei e Moscagiuro, Mauro risponde secca: «In questi giorni sono state scritte «nefandezze. Qui mi hanno colpito nella vita privata e lo trovo assurdo e inconcepibile».
«Mi hanno messa in croce». «Da giovedì mi sento come se mi avessero messo in croce. Io non ho fatto niente di male, di illegale - dice Mauro - Non vedo perchè mi dovrei dimettere per dimostrarlo. Quanto alle dimissioni di Bossi e suo figlio, ognuno deve fare ciò che si sente di fare. Io mi sono sentita messa in croce e ora voglio la verità. Le donazioni di un partito al sindacato si possono fare tranquillamente, sono legali».
«Mai detto a Maroni di non parlare». «Io non mi sono mai permessa di dire a un collega di parlare o no. Non è una mia competenza, e se qualcuno lo ha fatto erano altri». Mauro ha risposto così a Vespa che le chiedeva del silenzio imposto a Maroni nella manifestazione di Milano del gennaio scorso. «Sono stufa - aggiunge Mauro - di passare come quella che può tutto, comanda e conosce ogni cosa. Se così fosse, tante cose magari non sarebbero accadute».
«Magari fossi una che può tutto». «Sono stanca di passare per una che sa tutto e controlla tutto nella Lega. Magari! Se avessi potuto farlo alcune cose non sarebbero accadute - ha detto Mauro - Quando Umberto Bossi è stato male ho dato una mano. E lì è venuta fuori con cattiveria la definizione di badante».
«Se arrivano pietre le affronterò». «Per me vale sempre il motto evangelico "chi è senza peccato scagli la prima pietra"». E se arrivano pietre? «Le affronterò ». Con queste parole di Rosy Mauro si è conclusa l'intervista a Porta a Porta. La senatrice ha ribadito il rifiuto di dimettersi da vicepresidente del Senato. «Bossi mi ha detto che potrebbe essere un'opportunità politica. E io ho detto di no» ha affermato. Non è sorpresa dal fatto che si sono messi contro lei tutti? Rosy Mauro ha scosso le spalle e ha detto: «Decidano loro cosa fare. Io certo non mi sono persa nel bosco. Qualcun altro si è perso».
Una donna seria dovrebbe solo allontanarsi e non rompere più le scatole. Come madre di un furbastro, lei stessa dai torbidi godimenti del denaro del partito, dovrebbe solo eclissarsi per sempre. Ma togliti dalle scatole insieme a tutta la tua famiglia. Vergogna!
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