Il desiderio di mettersi in
mostra genera comportamenti che possono essere sbagliati, lontani anni luce
dall’etica professionale. Ci sono dei casi, però, in cui non è possibile
accettarlo. Il dramma che sta vivendo il Venezuela non può essere motivo né di
propaganda politica e nemmeno mezzo per mettersi in luce.. Alcuni giornalisti o
intenditori disinformati, soprattutto quelli che amano parlare di tutto e dire
sempre il contrario di tutto, vorrebbero far passare la protesta venezuelana
come un’azione di pochi fascisti. Non
hanno ancora capito, o fingono di non capire, che per le strade c’è il popolo.
Da questi loro scritti basati sul
niente, si evince la loro mancata analisi. Si tratta di pagine sporcate con
parole, frasi, considerazioni, provenienti soltanto dal loro fare le “primedonne”.
Se si fossero informati, se avessero dato un’occhiata alle fotografie scattate
dalla gente durante le manifestazioni, capirebbero molto. Non hanno nemmeno
considerato che il dittatore Maduro non è nemmeno il caudillo e che moltissimi
ex-chavisti sono i primi a chiedere l’allontanamento dell’attuale presidente
illegittimo. Io ci andrei molto cauto pensando che stiamo parlando di vite
umane e che lucrare sulla pelle di un popolo non porta certamente onore alla
propria professionalità. L’informazione che dovrebbe essere reale, approfondita
e non di parte.
Venezuela è vittima di una delle
peggiori dittature della sua storia ad opera di un regime militare che non
guarda in faccia a nessuno. È semplice capire: 1) manca tutto, dagli alimenti
ai prodotti igienici; manca la libertà d’espressione e di parola, tant’è vero
che sono state chiusi dal governo, dalla sera alla mattina, emittenti e
giornali non in linea; la delinquenza devastante ha reso il Paese invivibile e,
cosa grave resta impunita, mentre le carceri sono piene di prigionieri
politici; le folle di manifestanti (donne, studenti, anziani) vengono
minacciati, incarcerati, torturati e troppo spesso miete vittime innocenti.
Questi giornalisti o sapientoni
da strapazzo di sono chiesti il perché ai giornalisti non viene concesso il
visto d’ingresso in Venezuela? Paura che si sappia all’estero cosa accade
veramente? Paura che finisca alle ortiche il lavoro di propaganda di regime che
da molti anni, sperperando circa 2 BILIONI di dollari ha tessuto una messa in
scena di Paese felice?
In questo modo si diventa
complici di un governo che bisogna chiamarlo con il suo nome:
DITTATURA! Se sapessero questi comunicatorucoli quanti dipendenti del Governo Maduro ci scrivono dicendo: " noi non possiamo parlare, ma continuate ad informare, è vero, è dittatura. Siamo disperati" e se lo dicono loro!
Io mi vergognerei al posto di tali leggeri giornalisti che, veramente, non hanno capito un bel niente.
Cosmo de La Fuente
Twitter: @cosmodelafuente