El Helicoide di Caracas, centro torture del regime di Maduro
Nato negli anni 50
come Centro Commerciale, oggi è il centro di detenzione, torture e morte dei prigionieri politici di Maduro.
Rosmit Mantilla, attivista politico appartenente a un
partito d’opposizione ed eletto diputato del Parlamento racconta: “Ho trascorso
due anni e mezzo in questo centro di torture. Vedevo persone coperte di sangue,
altre legate e alcune in stato d’incoscienza”. Mantilla fu arrestato nel 2014
con una banale scusa di aver finanziato una protesta.
La BBC Mundo ha
avuto modo di accedere a fotografie di alcuni detenuti. Presentavano lividi che
coprivano completamente le natiche.
Luis B. racconta: “Avevo la faccia coperta da un giornale,
sentii che una guardia chiedeva a un’altra di dargli una pistola -ti uccideremo-
dicevano mentre ridevano rumorosamente – abbiamo un proiettile, vediamo se sei
fortunato – Sentivo la pistola sulla mia testa e il grilletto. Continuarono
finché no svenni”
La BBC è riuscita a intervistare due funzionari del SEBIN (servizio d'intelligenza bolivariano),
i quali hanno lasciato il Venezuela e hanno dichiarato che si utilizzano due
tipi di tortura di base in modo che i detenuti dicano quello che vogliono
che dicano.
Alcune testimonianze raccolte dalla BBC Mundo
Víctor C.: una delle tecniche, denominata bolsear (borseggiare) consiste nell’asfissiare
le persone con una busta di plastica. Li
costringono poi a guardarsi allo specchio gli sussurrano all'orecchio – Guardati, stai
morendo- ho visto molti farsi la pipì addosso dalla paura.
Molti vengono colpiti con bastoni, coperti da cuscini in modo che restassero
segni. Altri venivano appesi dai polsi in modo che i piedi sfiorassero appena il
pavimento.
L’altro funzionario, Manuel R. racconta che si usa spesso
anche l’elettricità – si usa una batteria con due cavi che vengono attaccati ai
testicoli o alla gola – Come nel caso
del Capitano Caguaripano, ancora detenuto, sottoposto a questa tortura che gli
ha causato il distacco dei testicoli.
Un’altra forma di tortura è quella di negare le cure mediche
ai malati.
Juan Miguel, un detenuto, racconta che malgrado fosse affetto da cancro alla prostata, da un’ischemia celebrale, da crisi ipertensive e perdita dell’udito per via di un’infezione, gli si diceva costantemente che nel
rispetto di ordini “superiori” per lui non erano previste cure mediche.
Tutti gli intervistati hanno riferito di essere stati
sottoposti anche torture psicologiche. Uno dei casi più impressionanti è quello
di Rodolfo G., un pilota di 64 anni in pensione, accusato anche lui di esser
promotore di una protesta. Accusa che viene negata dalla famiglia. La figlia racconta: “minacciarono
mio padre di portarlo nelle peggiori carceri del paese e che avrebbero
arrestato anche mia mamma. Una notte mio padre riuscì a telefonarci, era
terrorizzato, ci disse che il giorno dopo lo avrebbero trasferito. Quella
stessa notte si suicidò".
La BBC ha cercato di contattare il “governo” di Maduro per
chiedere informazioni riguardo queste denunce, ma non ha mai ricevuto risposte.
Nemmeno i bambini si salvano da questi crimini di lesa
umanità.
Secondo la UN Human Rights quasi 80 bambini, di cui alcuni
di solo 12 anni, sono stati detenuti per aver partecipato alle manifestazioni
pacifiche contro Maduro degli ultimi giorni, 40 venezuelani sono morti e ben
850 sono stati arrestati arbitrariamente.
Il Foro Penal segnala che, attualmente, in Venezuela vi sono
circa 1025 prigionieri politici. Se pensiamo che da innocenti debbano vivere l’orrore
delle carceri venezuelane, delle torture e in più di un caso anche di essere uccisi da parte dei corpi di sicurezza pagati dal regime di Nicolás Maduro, mi chiedo
come sia possibile che qualcuno, ancora, possa considerarlo un Capo di Stato.
Carlos Cosmo Gullì
@cosmodelafuente
familiafutura.com
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