Venezuela contro il tiranno Maduro, sceglie la Democrazia :
Juan Guaidò
I venezuelani residenti nel Paese
e quelli sparsi in tutte le città del mondo si sono dati appuntamento ieri 23 gennaio per far sentire la loro voce. “Fuori Maduro l’usurpatore”. E un “Sì” al
Presidente ad interim Juan Guaidò.
Per capire cosa stia accadendo in
Venezuela, bisogna fare un passo indietro.
Alla morte di Hugo Chávez (marzo
2013), Maduro, suo amico “intimo”, era
il vicepresidente del Venezuela. L’incarico ad interim, secondo la
Costituzione, avrebbe dovuto essere
assegnato al Presidente della Assemblea Nazionale, che a quei tempi era
Diosdado Cabello (il numero due della dittatura venezuelana). Infischiandosene della Costituzione, che lo
stesso Chávez aveva modificato, Maduro, con la complicità di uno Stato che già
presentava evidenti sintomi “mafiosi”, divenne il Presidente.
Mentre il Parlamento, eletto dai
cittadini nel 2015 passò all’opposizione. Fu una vittoria schiacciante che non poterono nascondere.
Prevedendo un futuro difficile,
il Parlamento uscente, in maniera del tutto incostituzionale, nominò un
Tribunale Supremo di Giustizia composto da magistrati compiacenti che garantisse loro l’annullamento
di tutte le decisioni dell’Assemblea legittima.
Maduro si appropria di tutto. Non
dimentichiamo che anche i dirigenti del CNE (Consejo Nacional Electoral)
organismo che si occupa delle elezioni in Venezuela, è in mano al regime,
difatti la maggior parte di suoi componenti appartengono al partito di Stato
PSUV.
Si susseguono eventi che mostrano
il “governo” di Maduro per quello che è, una dittatura che utilizza tutti i metodi
possibili per restare al potere.
Magistratura che emana leggi improvvise per rendere sempre più potente il
regime. A metà mandato, ad esempio, previsto
dalla Costituzione, è possibile indire un
Referendum Revocatorio, il quale, a ottobre 2017, decreta perdente il tiranno,
ma il risultato, manco a dirlo, viene annullato dalla Magistratura per presunte
frodi.
Sempre il TSJ assume, di punto in bianco, i poteri legislativi che spettano
al Parlamento legittimo e a maggio del 2017 annuncia di assumersene io potere
attraverso un’ Assemblea Costituente, anch’essa illegittima poiché non nominata
da un regolare Referendum come previsto dalla Costituzione. Un Parlamento parallelo insomma, per poter
fare e disfare a seconda degli ordini di Maduro.
Intanto il paese va a rotoli,
manca tutto: cibo, medicine, libertà di parola e aumentano, di giorno in
giorno, i prigionieri politici. Le nuove
elezioni Presidenziali, previste a dicembre 2018 vengono, improvvisamente e
inspiegabilmente anticipate a maggio del 2018, anch’esse convocate in maniera
illegale dall’Assemblea Costituente e,
per giunta, impedendo la partecipazione dei partiti d’opposizione. Inutile dire che, malgrado sia stata quasi nulla l’affluenza alle urne, il CNE dichiara Maduro vincitore, nonostante le
migliaia di evidenze che testimoniano i seggi deserti.
Il 10 gennaio Nicolás Maduro s’insedia
di forza come Presidente, giurando davanti alla Magistratura corrotta. L’evidenza
delle irregolarità fan si che l’ONU, l’Unione Europea, L’OSA (Organizzazione
Stati Americani), il gruppo di Lima ( Argentina, Brasile, Canada, Cile,
Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Honduras, Messico, Panama, Paraguay,
Perù e Santa Lucia) disconoscano il nuovo auto-mandato di Maduro. Anche l’Italia,
sebbene in maniera alquanto tiepida, dichiara di essere in linea con l’Unione
Europea.
La vita dei venezuelani e degli
stranieri, tra cui molti italiani, che vivono nel paese sudamericano, è
diventata impossibile. Secondo l’ONU la
diaspora senza precedenti di persone che fuggono dal regime di Maduro, potrebbe
raggiungere in due o tre anni, i cinque
milioni e mezzo di profughi. Una diaspora simile a quella siriana.
Il 23 gennaio del 1958 la
dittatura di Marcos Perez Jimenez venne sconfitta e il 23 gennaio del 2019 è stato
scelto come data simbolo per manifestare al mondo la disperazione dei
venezuelani, che non no vogliono saperne più di Nicolás Maduro e del chavismo, cellule
maligne che hanno dispendiato misera e desolazione in un paese ricco. Solo alcuni capi di Stato, come Bolivia,
Messico, Nicaragua e, ovviamente Cuba, con affinità comunista e dittatoriale, tutti
figli di Chávez e di Castro, continuano a riconoscere l’irriconoscibile, l’usurpatore,
l’illegittimo.
Juan Guaidò, seguendo la
Costituzione venezuelana, per colmare il vuoto di potere generato dall’illegittimità
di Nicolás Maduro, come presidente dell’Assemblea Nazionale e leader
dell’opposizione nel rispetto degli articoli 233, 333 e 350 si proclama "presidente ad interim» in attesa di nuove
elezioni, rinnegando il dittatore. Al riconoscimento ufficiale di Trump si sono
uniti Canada, Brasile e altri paesi del Sudamerica.
Anche le forze armate cominciano
a vacillare e, ormai, non sono completamente al fianco di Maduro, si accusano malesseri generalizzati e fughe seguite da dichiarazioni in video da parte di militari che non intendono più stare agli ordini di un presidente illegittimo.
Il tiranno, rimasto isolato, farnetica, nei suoi discorsi
sempre identici in cui imita il tono di voce di Hugo Chávez, dichiara: “il popolo
è con me” rendendosi sempre più ridicolo agli occhi del mondo che ha visto, anche grazie ai social media, unico mezzo di informazione che il regime non riesce a
far tacere, decine di migliaia di immagini, di video, di evidenze dell’
incredibile tsunami di persone in strada a supporto di Guaidó, al grido “Maduro
usurpador”.
Il tiranno solitario contava
sulla debolezza, sulla schiavitù di un popolo affamato e ammalato, al quale non
ha concesso neppure gli aiuti umanitari offerti dagli altri Paesi.. un popolo
che ha visto un po’ di luce e di speranza in questo giovane presidente a cui si
delega una responsabilità non da poco considerando il disastro economico e
sociale che lascia Maduro. Si dovrà ricostruire il paese cominciando col ripulire
i vari organismi dal marciume e dalla corruzione, per garantire elezioni
pulite, che vedranno certamente protagonisti anche i giovani dirigenti della
Resistenza, tra cui “Rumbo Libertad” che hanno avuto il merito di spianare la
strada verso la coscienza libertaria e la realtà di un paese massacrato dalla
dittatura e da collaborazionisti insospettabili.
Anche nella giornata di ieri ci
sono stati degli omicidi del regime, sono stati assassinati, Nicolás Maduro ne
è il responsabile. La violenza scatenata libera ha tolto la vita a 17
venezuelani che manifestavano, ha ferito gravemente altre persone e ha detenuto
arbitrariamente più di 70 persone. La criminalità della nazi polizia di Maduro
non conosce limiti. Il Paese aspetta giustizia e la stragrande maggioranza non
accetterà leggi di perdono in favore di chi si è macchiato di crimini di questo
genere.
Un messaggio “col cuore” in stile
Barbara d’Urso, va anche a quella piccola parte della stampa italiana, lasciando
perdere il giornalismo che scrive per ‘partito preso’ infischiandosene della catastrofe umanitaria del Venezuela, parlo di quei giornalisti distratti e faciloni, che hanno scritto di un “Maduro presidente” e
di Juan Guaidó che si sarebbe “auto-proclamato”, senza sapere che era suo
dovere farlo secondo Costituzione venezuelana.
Nell'occasione ringrazio i professionisti della stampa che hanno coperto in maniera corretta l'evento di ieri.
Nell'occasione ringrazio i professionisti della stampa che hanno coperto in maniera corretta l'evento di ieri.
La volontà, la speranza, la
voglia di rimboccarsi le maniche c’è.. il Venezuela ce la farà, ma ha bisogno
dell’aiuto del mondo, soprattutto di capire che non stiamo più parlando di
politica, ma siamo di fronte a un vero e proprio genocidio, basta consultare i
numeri di morti che ha procurato, come un paese in guerra. Sì, in guerra,
quella che Maduro ha fatto contro il popolo del paese che non è nemmeno il suo
paese. Ma questo è un discorso diverso, che affronteremo in un’altra occasione.
[Carlos Gullì]
@cosmodelafuente
No hay comentarios.:
Publicar un comentario