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mayo 21, 2020

Carestia, blackout continui, senza benzina, acqua e cibo, il Venezuela non bada alla pandemia e torna al baratto



È comprensibile che nelle numerose zone più povere delle città venezuelane, la maggior preoccupazione della gente è quella di procurarsi il cibo per nutrire la propria famiglia. Ormai, in Venezuela, si ricorre al baratto ma, per poterlo esercitare occorre stare in strada. Il venezuelano comune deve scegliere se rischiare il contagio o morire di fame.

Il baratto si è sentito dopo il 2013, anno in cui gran parte dei prodotti di base ha iniziato a scarseggiare e in cui la persona che aveva prenotato un prodotto ha cercato di scambiarlo con altre persone per qualcosa di cui avrà bisogno.


Un caso, come milioni di altri, lo racconta “Voice of America”.  Nella casa di Raiza García vivono dieci persone, inclusi figli e nipoti. La sua maggior preoccupazione è la mancanza di soldi per acquistare gli alimenti, mentre la pandemia passa in secondo piano. Raiza racconta: “ per preparare il pranzo, oggi ho scambiato quattro banane per un pacchetto di farina di mais per prepare arepas, non possiamo più nemmeno comprare una dozzina di uova”.
"In questi momenti, in cui tutti hanno paura e nessuno vuole permetterti di entrare nella loro casa per paura dell’infezione, la vita è diventata più difficile per noi e ogni giorno l'alto costo della vita ci impedisce di più".
Ogni giorno c’è un prezzo diverso. Risparmi per comprare domani e domani e non puoi non puoi acquistare, perché il costo è triplicato.
Come se non bastasse la crisi umanitaria che da anni attanaglia il paese,  saccheggi e proteste per l'aumento dei prezzi alimentari e la carenza di benzina. Uno dei paesi con le maggiori riserve al mondo è in ginocchio per la mancanza di benzina. Una triste realtà difficile d’accettare.
L'acuta crisi di cui il Venezuela stava già soffrendo è stata aggravata dalla carenza di benzina e acqua oltre al confinamento con cui il governo Nicolás Maduro cerca di contenere la diffusione del virus, ma che in realtà nasconde sempre lo stesso progetto: azzittire le proteste.  Il dittatore conosce perfettamente la situazione e il disagio, eppure sorvola sulla necessità della popolazione.
Pertanto, secondo i resoconti dei media locali, sono stati segnalati saccheggi e rivolte nelle città di Machiques (stato di Zulia), Los Teques e Santa Lucía (Miranda), Manzanillo (Nueva Esparta) e Cumaná (Sucre).  La fuga dei venezuelani dal loro paese è giustificata dalla ricerca di una normale qualità della vita, in fuga da una dittatura opprimente.
Il pericolo assume carattere internazionale.  La caparbietà di Nicolás Maduro di rimanere al potere ha moltiplicato le tensioni non solo in Venezuela ma in tutto il mondo. Negli ultimi giorni c'è stata un'escalation delle dichiarazioni sia degli Stati Uniti che della Russia e dell'Iran. Minacce, avvertimenti e movimenti militari sembrano lasciare alle spalle un atteggiamento passivo che aveva dominato tra gli alleati e gli avversari del regime Chavista.
Gli avvertimenti di Washington a Teheran, le confutazioni del governo islamico e la convocazione di Mosca del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sono gli ultimi sviluppi che rendono il Venezuela il terreno di scontro tra Stati Uniti, Cina, Russia e Iran.
Sostegno a "narco-dittature"
Il capo del Comando meridionale degli Stati Uniti, ammiraglio Craig Faller, ha avvertito che Cina, Russia e Iran cercano, in mezzo all’emergenza per la pandemia di COVID-19, di "riscrivere l'ordine mondiale" attraverso "narco-dittature" come quella di Nicolás Maduro in Venezuela.

L'ammiraglio ha fatto riferimento alle cinque petroliere iraniane giunte con pezzi di ricambio ed energia ai porti venezuelani per tentare di riprendere le attività delle raffinerie paralizzate a causa della mancanza di manutenzione e del deterioramento della gestione del PDVSA. Faller ha avvertito che le navi da combattimento statunitensi sono attive e vigili nei Caraibi contro il narcoterrorismo.
"Il regime di Maduro ha il sostegno della teocrazia iraniana e dei suoi ayatollah", ha avvertito l'ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che martedì ha chiesto di reprimere l'Iran per aver sfidato le campagne di massima pressione statunitensi contro Maduro.
Il sostegno di Teheran a Caracas è stato recentemente circondato da scandali per i rapporti pubblicati sui principali media secondo cui il regime di Nicolás Maduro ha consegnato 9 tonnellate di oro dalle riserve internazionali all'Iran in cambio di un aiuto per riparare le raffinerie la cui tecnologia sconosciuto.
Il Venezuela protagonizza un brusco calo nella produzione di petrolio e derivati. Le raffinerie hanno preso fuoco e i pozzi sono stati resi inutili a causa di un malfunzionamento, ma soprattutto per il degrado a cui sono state abbandonate dall’incompetenza del regime che, finora, ha preferito sostentarsi dal narcotraffico internazionale.
Per la cattura di Nicolás Maduro, gli Stati Uniti offrono una ricompensa di $ 15 milioni e $ 10 milioni per molti dei suoi massimi funzionari. Sono tutti accusati di traffico di droga, terrorismo, riciclaggio di denaro, violazione dei diritti umani e crimini contro l'umanità, tra gli altri crimini.
Intanto i cittadini venezuelani, che certo non hanno il tempo di occuparsi di geopolitica perché, come già detto, è alla ricerca disperata di cibo e acqua, vivono nella disperazione. 
L’impossibilità di spostarsi, causato per la mancanza di benzina, rende problematico ai dializzati e a chi deve usufruire trattamenti chemioterapici, di raggiungere ambulatori e ospedali.
Un tassista, che ha preferito non identificarsi per paura di ritorsioni, racconta che per una settimana è stato in fila per fare rifornimento di carburante e che non si muoverà fino a raggiungere l'obiettivo. "Ci hanno affamati, sudore e lacrime", ha detto. Si arriva a 30 ore di coda.
La polizia nazionale – al servizio di Maduro – detiene una sorta di traffico della benzina. La poca disponibile la tiene per sé, scavalcando le interminabili code e, se ne resta un po’, la vendono a pressi insostenibili. Non si dimentichi che uno stipendio medio venezuelano è di 5$ al mese e un litro di benzina, venduta a oltre un dollaro, è una spesa che quasi nessuno potrebbe sostenere.
Come si può ancora parlare di negoziati e dialoghi con una tirannia che ha dichiarato guerra al popolo? Come si fa da una parte criticarne il modus operandi e –sottobanco- stringere affari con questi personaggi nefasti. Parrebbe che non ci sia una reale volontà di aiutare un popolo disperato.
Come si fa a non essere radicali di fronte a tante ingiustizie?

@cosmodelafuente  (Twitter)

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