In Venezuela, come in ogni altro
Paese, esiste un’opposizione e una Resistenza. Tutte le opposizioni del mondo sono
composte da persone oneste e da persone non oneste che si suole definire “mele
marce”. È già molto difficile essere oppositori in presenza di un regime come
quello venezuelano, figuriamoci se parte del gruppo che dovrebbe lottare per la
libertà del paese, negozia e scende a compromessi con la dittatura per
mantenere il piccolo potere raggiunto e/o una personale sicurezza economica.
Sappiamo che la rivolta popolare, in alcuni casi, riesce a spodestare il dittatore di turno, ma per riuscirci,
prima o durante, i militari devono mettersi dalla parte del popolo. Oltre a
questo problema abbiamo constatato che 21 anni di opposizione MUD ha negoziato
con Maduro. Se almeno il tentativo doveva farsi, ci si
chiede perché per così tanti anni, si
commetta sempre lo stesso errore, trasformandolo in una prassi che desta non
pochi sospetti.
Un altro errore è quello che
vista la drammatica situazione in cui vive il Paese, i venezuelani s’innamorano
del leader di turno, perdendo completamente la capacità di giudizio,
santificando e mettendo tutto nelle sue mani e restando cechi di fronte ad
eventuali errori.
Le domande che ogni venezuelano
dovrebbe farsi sono:
1) Perché continuare a partecipare ad elezioni in dittatura se abbiamo l’esperienza negativa e sappiamo che non saranno mai reali e democratiche? Il regime non ha permesso in passato nessun tipo di controllo e non lo permetterà nemmeno questa volta. Usa il terrorismo psicologico attraverso minacce pubbliche e bande paramilitari. L’impressione è che la dittatura accetti solo l’opposizione "giusta" affinché la propria immagine venga ripulita agli occhi del mondo.
2) Il Presidente ad interim, riconosciuto da oltre 60 paesi nel mondo, Juan Guaidó avrebbe potuto chiedere aiuto internazionale ma non lo ha fatto. Molti esponenti a lui vicini, come Henri Ramos Allup, hanno detto chiaramente che l’America e nessuno doveva aiutarli.
3) Il chavismo che alcuni considerano “chavismo democratico”, si può considerare una parte del problema? La convivenza con il regime e il perdono dei chavisti, ai quali si permetterà essere parte della nuova Venezuela, non significa restare immersi nel chavismo, causa e motivo del disastro venezuelano?
1) Perché continuare a partecipare ad elezioni in dittatura se abbiamo l’esperienza negativa e sappiamo che non saranno mai reali e democratiche? Il regime non ha permesso in passato nessun tipo di controllo e non lo permetterà nemmeno questa volta. Usa il terrorismo psicologico attraverso minacce pubbliche e bande paramilitari. L’impressione è che la dittatura accetti solo l’opposizione "giusta" affinché la propria immagine venga ripulita agli occhi del mondo.
2) Il Presidente ad interim, riconosciuto da oltre 60 paesi nel mondo, Juan Guaidó avrebbe potuto chiedere aiuto internazionale ma non lo ha fatto. Molti esponenti a lui vicini, come Henri Ramos Allup, hanno detto chiaramente che l’America e nessuno doveva aiutarli.
3) Il chavismo che alcuni considerano “chavismo democratico”, si può considerare una parte del problema? La convivenza con il regime e il perdono dei chavisti, ai quali si permetterà essere parte della nuova Venezuela, non significa restare immersi nel chavismo, causa e motivo del disastro venezuelano?
Domande che
rivolgo al caro amico Edgardo Ricciuti, nato a Caracas, politologo
all’Universidad Central de Venezuela, nonché professore di Teoria Politica e
Dottrine dello Stato nella facoltà di Scienze Politiche dell’UCV . Ha lavorato
come direttore di affari internazionali, coordinatore e scrittore nella sezione
di Geopolitica della rivista energetica Grupo Petróleo YV. Ha scritto per Limes. Fondatore di: think
thank Venezuela Futura, del sito web Foro Libertad e del movimento politico
Rumbo Libertad.
Autore del libro “Sì alla Rivolta. No alla Rivoluzione”.
Autore del libro “Sì alla Rivolta. No alla Rivoluzione”.
A lei la parola professore
[ Edgardo
Ricciuti: I meccanismi elettorali in paesi dove si rispettano i diritti dei
cittadini hanno come scopo la legittimazione delle autorità politiche. Bisogna
esporre però che, in alcuni casi, non è questo l' obiettivo di quei sistemi
politici descritti da Jacob Talmon nel suo testo “Le origini della democrazia
totalitaria”, dove il carattere messianico che li caratterizza si sovrappone ed
annulla il pluralismo politico e la sovranità del popolo. L'impronta
autocratica è stata sempre evidente nel regime chavista, anche se, nella sua
genesi, si è valso di strumenti elettorali per giungere al potere.
1) I processi
elettorali rappresentano lo strumento ideale per sostituire una classe
politica, ma è necessario che le istituzioni e il monopolio legittimo della
violenza non rispondano a gruppi di potere, corporazioni o partiti politici, ma
alle norme stabilite dalla Costituzione. In altre parole, a nulla servono
comizi elettorali dove non sarà rispettata la volontà popolare.
Anche nel
passato, i regimi autocratici hanno adoperato il sistema di voto per
“rinfrescare” la loro autorità, attraverso i plebisciti dove era scontato un
risultato favorevole ai capi dei regimi. In Venezuela è stata applicata una
variante: il sistema plebiscitario è stato sostituito con la creazione ad hoc
di una opposizione che funge da perno per la legittimazione del regime.
Quindi andare
a votare rafforza il regime poiché, non solo è uno strumento non idoneo per
raggiungere l'intenzione di sostituire il chavismo, ma accresce e da respiro al
sistema politico attraverso una “rinnovata” legittimità. Quest'aspetto è stato
compreso dalla resistenza venezuelana, che, nel trascorso degl'anni, si è
infoltita sempre di più e si oppone al sistema completo poiché ha assimilato,
dalle esperienze del passato fatte di frodi elettorali sistematiche, che il
meccanismo elettorale non era altro che una strategia valida per la
sopravvivenza del regime.
2) Guaidó non è
stato altro che l'ennesima pedina utilizzata dall'intelligence castro-chavista
nella sceneggiatura democratica venezuelana. Ogni mossa importante di chiunque
faccia opposizione in Venezuela dentro qualsiasi partito politico deve avere la
“ benedizione” dei chavisti. Se non si accetta che i regimi autocratici non
rispetteranno mai la volontà popolare, sarà anche difficile poter discernere
che le azioni dei politici di opposizione abbiano un fine teleologico, e cioè
il raggiungimento della libertà del paese rovesciando la dittatura chavista.
Questo
meccanismo di ricorrere a figure dell'opposizione per simulare uno scontro
inesistente è iniziato con Arias Cárdenas vent'anni fa, ed è proseguito con
Rosales, Capriles, Ramos Allup e per ultimo con Guaidó. Non si può esigere né
da Guaidó, né da nessuno di coloro che fanno parte dei partiti politici in Venezuela,
ciò che non faranno, poiché strutturati in uno schema dove il loro ruolo è un
altro, e cioè sorreggere il regime.
Mentre nel
passato erano state sufficienti le simulazioni elettorali, nel 2018 il regime
necessitava uno stratagemma molto più raffinato per sorreggersi. Quindi il
chavismo non solo promosse Guaidó come l'ennesimo figurante, ma ha finanziato
lobby statunitensi che lavorano per l'opposizione affinché dessero sostegno
politico al nuovo arrivato. A mancanza di altre opzioni, alcuni settori dell'amministrazione
americana hanno deciso di appoggiarlo malgrado molti manifestarono il loro
scetticismo. La strategia del regime riuscì perfetta al castro-chavismo poiché
raggiunse l'obiettivo di far acquisire appoggio e legittimità internazionale
alla persona che si sarebbe adeguata alle direttrici del regime. La ragione per
cui l'opposizione chiese di non intervenire è molto chiara: un intervento
internazionale di qualsiasi indole avrebbe messo alle strette non solo Maduro,
cosa che loro hanno il compito di evitare, ma anche i loro privilegi derivati
dalla complicità con i chavisti .
Ciò che di
buono può derivare da quell'esperienza è la consapevolezza che i chavisti
potrebbero ripetere la stessa tattica cambiando per l'ennesima volta il
protagonista. Per cui a questo punto potremo recitare il famoso motto latino
‘Errare humanum est, perseverare autem diabolicum’.
3. Il chavismo
democratico non esiste, così come non è mai esistito lo stalinismo democratico,
il maoismo democratico e il castrismo democratico. Alcuni esponenti che
militavano nel chavismo e che sono stati emarginati hanno assunto questa
“maschera” per essere ammessi e benvoluti dentro le strutture dei partiti
politici di opposizione, per redimersi dal loro passato dispotico e criminale. D' altronde, nell'insieme delle incoerenze dei partiti di opposizione, esiste
anche questa di voler riscattare ed includere persone che hanno leso i diritti
umani in modo flagrante.
Per cui rimane impensabile che chiunque abbia avuto un
incarico pubblico nel chavismo che abbia incorso in crimini o corruzione possa
avere spazio nella Venezuela futura. Ovviamente questa regola, nel rispetto
dell'uguaglianza davanti alla legge, sarà valida anche per i gerarchi della
pseudo opposizione.
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