Il Sole alto alle sei
del mattino
(Nel ricordo) 2004
Al mio paese alle sei del mattino il sole è già alto nel
cielo, le strade della città cominciano a prendere vita, il suono familiare
delle voci e delle auto in movimento sono il segnale che da lì a poco
comincerai a sentire il profumo dei cibi tipici, aroma di empanadas, arepas e tajadas de plátano.
Le note della musica salsa ti arrivano dolcissime alle
orecchie, ti svegliano con dolcezza, come fa una mamma con il proprio bambino.
(all’epoca)
Non c’importa molto se non abbiamo soldi a sufficienza per
vivere alla grande, per noi è bellissimo vivere in questo modo e l’effetto è lo
stesso, viviamo alla grande. Chi è più
fortunato ha anche un lavoro, sebbene ti paghino poco, ti fa sentire utile e
malgrado il caldo ti rallenti un po’, cerchi di dare il tuo meglio. Certo non
tutti siamo uguali, ci sono anche gli scansafatiche. Ma dove non ce ne sono?
Se il lavoro scarseggia, oppure nei fine settimana, puoi
andartene al mare, Higuerote ad
esempio, e ti senti ricco e fortunato, ti rendi conto di trovarti in un paese
meraviglio. “Che fortuna esserci nato”, pensi. Mare cristallino e limpido, di
un verde turchese, il cui ricordo resta nella mente per molti giorni. Il cielo
è vicino, ti sembra di poter baciare quell’intenso coloro azzurro.
È vero poi torni a Caracas, se intendi passeggiare di sera
devi dare molta attenzione in quale zona ti vai a ficcare, perché ci sono i “delinquenti”
come dicono gli italiani. Delinquenti che a volte sono diventati tali non per
scelta ma per necessità.
Non crediamo più a Chávez, e chiediamo che se ne vada. È arrivata
la dittatura gridiamo “vogliamo la libertà”. Siamo nel 2004 e non ha mantenuto
le sue promesse. Siamo ricchi di petrolio ma non ci basta.
Siamo arrivati al punto di pensare che avere l’America con
noi sarebbe il male minore, forse Bush, curando i propri interessi potrebbe risollevare anche le nostre sorti e
permetterci di vivere dignitosamente. Abbiamo paura dei falsi profeti e il
nostro presidente è troppo amico di Fidel, come lui fa con Cuba, Hugo vuol
portare il nostro Paese lontano dallo sviluppo per tenerlo segregato in un
limbo assurdo.
A questo punto ci guardiamo intorno. Anche noi abbiamo
internet e dobbiamo rendere grazie ad un americano, ci domandiamo se non
sarebbe meglio avere qualcuno che pensando ai propri interessi si facesse anche
un po’ i fatti nostri. D’altra parte i governi venezuelani hanno fatto di
peggio, sono stati capaci di litigare con tutti e di mettere in ginocchio l’economia
del Paese.
Spesso siamo costretti a lasciare la nostra città ed il
nostro Paese in cerca di miglior fortuna, quando approdiamo in luoghi come l’Italia
ci rendiamo conto che esiste un altro stile di vita, certamente più grigio
rispetto al nostro, ma se hai dei bambini puoi offrir loro qualcosa di solido.
Chissà cosa accadrà al nostro Paese. Così bello, caldo e
distrutto.
Tratto dal libro ‘Ancora
una volta ho perso il treno’
Autore Cosmo de la Fuente
Edizioni Marco Valerio
Prima edizione luglio 2005
No hay comentarios.:
Publicar un comentario